Il rialzo del prezzo del greggio e l'incertezza mettono in difficoltà Fed e Bce
Petrolio, campanello d’allarme. È tornato sopra i 90 dollari al barile per la prima volta da ottobre e adesso cominciano ad alzarsi diverse bandiere rosse. Due aspetti in particolare impensieriscono gli analisti e i banchieri centrali
Il petrolio è tornato sopra i 90 dollari al barile per la prima volta da ottobre e adesso cominciano ad alzarsi diverse bandiere rosse. Sono due, in particolare, gli aspetti che impensieriscono gli analisti e i banchieri centrali. Uno è il tentativo di decifrare le cause di questa inattesa svolta rialzista, che dipende anche (ma non solo) dalle dinamiche reali nei mercati. Negli ultimi mesi, infatti, si è assistito a una ripresa della domanda, soprattutto in Cina, dopo un lungo periodo in cui essa è rimasta contenuta. Inoltre, anche dal lato dell’offerta, l’Opec continua a frenare, per sostenere i prezzi. Tanto che le prime contromisure stanno scattando: Washington ha rallentato gli acquisti di greggio per le riserve strategiche (che erano state intaccate proprio per mitigarne le quotazioni). La Casa Bianca si sta anche muovendo sul piano internazionale, con la scelta di non rinnovare le sanzioni contro il Venezuela e la richiesta all’Ucraina di fermare gli attacchi alle raffinerie russe.
Poi c’è un altro elemento, che dà molti grattacapi a Jerome Powell, Christine Lagarde e colleghi. I rincari non colpiscono soltanto il greggio ma anche altre commodity, come l’oro e l’argento. La sensazione è che, in un clima di forte incertezza internazionale, legata anche al rischio di una escalation in medio oriente dopo l’attacco al consolato iraniano a Damasco, gli investitori stiano cercando di mettere al sicuro i propri fondi. E questo rischia di rinfocolare le spinte inflazionistiche prima che si ritorni stabilmente attorno alla soglia-obiettivo del 2 per cento. Se questa impressione si consolidasse, allora la Fed e la Bce potrebbero trovarsi costrette a rimandare il taglio dei tassi, che i mercati si attendono e che in qualche modo era stato già annunciato. Insomma, ancora una volta il mondo si sta facendo più complicato del previsto e ciò ha un effetto sui comportamenti degli agenti economici e quindi sulle principali variabili macro, ipotecando ulteriormente le già magre prospettive di crescita nel breve termine.