L'intervento in belgio
Draghi: "In Ue manca una strategia per proteggere l'industria. Proporrò un cambiamento radicale"
L'ex premier interviene a La Hulpe davanti ai vertici europei e nel suo discorso anticipa i temi del rapporto sulla competitività su cui sta lavorando: "Abbiamo visto i nostri concorrenti come noi stessi e non abbiamo guardato all'esterno". L'allarme per l'industria, l'energia e la difesa
"Abbiamo bisogno di un'Unione europea che sia adatta al mondo di oggi e di domani. Perciò quello che propongo nella relazione che la presidente della Commissione mi ha chiesto di preparare è un cambiamento radicale. Questo è ciò che è necessario". Sono parole dell'ex presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenuto alla Conferenza di alto livello sul pilastro europeo dei diritti sociali in corso a La Hulpe, in Belgio. All'appuntamento organizzato dalla presidenza di turno del Consiglio europeo partecipano la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, i presidenti del Parlamento europeo e del Consiglio europeo e molti altri rappresentanti dei governi nazionali, delle istituzioni europee, delle parti sociali e della società civile. Il tema di fondo è il lavoro e si inserisce nella cornice del summit di Porto che ha fissato obiettivi europei in materia per il 2030.
L'Unione europea manca di una strategia industriale che le permetta di rimanere all'interno della competitività del mercato globale, ha detto l'ex presidente della Bce, incaricato di preparare un rapporto che verrà presentato entro giugno proprio su questo argomento. "Per molto tempo la competitività è stata una questione controversa per l'Europa. Ci siamo rivolti verso l'interno, vedendo i nostri concorrenti come noi stessi, anche in settori come la difesa e l'energia, dove abbiamo profondi interessi comuni. Allo stesso tempo, non abbiamo guardato abbastanza all'esterno. In un ambiente internazionale benigno, confidavamo nella parità di condizioni e nell'ordine internazionale basato sulle regole, aspettandoci che gli altri facessero lo stesso. Ma ora il mondo sta cambiando rapidamente. E ci ha colti di sorpresa", ha spiegato Draghi.
L'Unione ha dunque bisogno di una leadership tenga il passo con un mondo in continua trasformazione: "Nell'Unione europea manca una strategia per tenere il passo in una corsa sempre più spietata alla leadership nelle nuove tecnologie. Oggi investiamo meno degli Stati Uniti e della Cina nelle tecnologie digitali e avanzate, anche per la difesa, e abbiamo solo quattro operatori tecnologici europei tra i primi 50 a livello mondiale. Manca una strategia per proteggere le nostre industrie tradizionali da un campo di gioco globale non uniforme, causato da una simmetria di regolamenti, sussidi e politiche commerciali", ha spiegato l'ex premier.
"Senza azioni politiche strategiche coordinate a livello europeo – ha detto Draghi – alcune industrie ad alta intensità energetica dovranno trasferirsi fuori Europa o chiudere. In altre regioni, queste industrie non solo hanno costi energetici più bassi, ma anche un onere normativo inferiore. In alcuni casi, inoltre, ricevono sussidi massicci, che minacciano direttamente la capacità delle imprese europee di competere. Senza azioni politiche strategiche e coordinate, è quindi logico che alcune delle nostre industrie chiuderanno la loro capacità o si trasferiranno al di fuori dell'Unione europea".
L'ex premier ha poi aggiunto: "Abbiamo giustamente una politica ambiziosa, un'agenda per la politica climatica in Europa e obiettivi impegnativi per i veicoli elettrici. Ma in un mondo in cui alcuni stati controllano molte delle risorse di cui abbiamo bisogno, tale programma deve essere combinato con un piano per garantire la nostra catena di approvvigionamento: dai minerali critici alle batterie per caricare le infrastrutture".
Per questa ragione: "Una volta individuati i beni pubblici, dobbiamo anche dotarci dei mezzi per finanziarli. Il settore pubblico ha un ruolo importante da svolgere, soprattutto in settori, come la difesa, in cui la frammentazione della spesa riduce la nostra efficacia complessiva. Ma la maggior parte del gap di investimenti dovrà essere coperta dagli investimenti privati", ha detto. "Nell'Ue i risparmi privati sono molto elevati, ma vengono per lo più convogliati nei depositi bancari e non finiscono per finanziare la crescita come potrebbero fare in un mercato dei capitali più ampio. Per questo motivo, l'avanzamento dell'Unione dei mercati dei capitali è una parte indispensabile della strategia globale per la competitività", ha concluso l'ex premier.