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Editoriali

Accordo a ribasso sull'Unione dei mercati. Draghi e Letta non bastano

Redazione

I rapporti sono una cosa, la realtà un’altra: senza la volontà politica di tutti i ventisette stati continueranno a finire in un cassetto

I capi di stato e di governo dell’Unione europea ieri hanno raggiunto un accordo al ribasso sull’Unione dei mercati dei capitali, lo strumento attraverso il quale i ventisette dovrebbero integrare i mercati finanziarie e canalizzare il risparmio privato verso gli investimenti per la transizione climatica, quella digitale e l’industria della difesa. Un gruppo di piccoli paesi, guidati da Lussemburgo, Irlanda e Svezia, ha avuto la meglio sui grandi che insistevano per mantenere alto il livello di ambizione. Francia, Italia e Paesi Bassi vorrebbero armonizzare regolamentazione e tassazione, affidando all’Autorità di supervisione europea il compito di controllare gli attori finanziari più rilevanti dal punto di vista sistemico. Il fatto è che alcuni paesi, con mercati finanziari ben funzionanti, non vogliono saperne di affidarli all’Ue.

Per arrivare a un accordo tra tutti i leader, le conclusioni del Consiglio europeo sono state annacquate. La Commissione è stata incaricata di “valutare”, ma tenendo contro “degli interessi di tutti gli stati membri”. L’arte di scrivere formule sufficientemente ambigue da non volere dire nulla contraddice il “passo enorme nella giusta direzione” rivendicato dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Lo scontro sull’Unione dei mercati dei capitali mostra quanto sarà difficile realizzare il “cambiamento radicale” che Mario Draghi ha annunciato per il suo rapporto sulla competitività europea. Anche se con un altro nome (Unione dei risparmi e degli investimenti), l’Unione dei mercati dei capitali è una delle proposte centrali del rapporto di Enrico Letta, che a parole è stato accolto con entusiasmo dai leader. Alla prova dei fatti è già andato a sbattere contro un primo scoglio su un progetto relativamente facile rispetto alle scelte politicamente difficili che chiederà Draghi. L’Ue può affidare rapporti anche a una divinità dell’Olimpo. Ma, senza volontà politica di tutti i ventisette stati membri, continueranno a finire in un cassetto.

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