Editoriali
Via libera alla vendita della rete Tim, sarà di Kkr. C'è l'ok di Bruxelles
La Commissione europea ha approvato senza condizioni la vendita di NetCo al fondo americano Kkr: si apre un nuova fase per il Mef e per Telecom, che potrà ridurre il debito, avere meno rigidità regolatorie e cesserà di essere un operatore verticalmente integrato diventando un puro operatore commerciale
La Commissione europea ha approvato senza condizioni la vendita di NetCo (rete di telefonia fissa primaria e dorsale di Tim) al fondo americano Kkr: l’acquisizione non solleva preoccupazioni sotto il profilo della concorrenza. Con il via libero dell’Antitrust europeo si chiude, quindi, la prima fase di un’operazione a lungo osteggiata da Vivendi, primo azionista di Tim, e si va verso la cessione definitiva entro luglio, come da tempistiche indicate a novembre dal cda di Telecom. Il titolo, naturalmente, si è impennato dopo l’annuncio recuperando quanto perduto per i dati della trimestrale. L’annuncio della Commissione europea non era scontato, soprattutto perché senza condizioni, e sicuramente segna un punto a favore del governo che ha fortemente voluto questa operazione: “Accogliamo con grande soddisfazione il via libera senza condizioni della Commissione europea – ha dichiarato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti –. È un successo della strategia italiana e ora andiamo verso un closing a breve”. Ci sono ancora dei dettagli da definire, come ad esempio la partecipazione del Mef che ha stanziato fino a 2,2 miliardi per acquisire una quota tra il 15 e il 20 per cento di NetCo.
Finalmente si potrà vedere se il progetto di rete unica avrà senso, se cioè farà sviluppare il settore e se riuscirà ad avere il successo che non ha avuto l’altro operatore statale OpenFiber. Di certo si apre una nuova fase, completamente di versa, per Telecom Italia: la vendita (per un valore fino a 22 miliardi) consentirà di ridurre il debito, e magari di avere meno rigidità regolatorie ma smetterà di essere un operatore verticalmente integrato per diventare un puro operatore commerciale, in un mercato fortemente competitivo. Sul futuro della società, ma più in generale del settore, potrà avere un impatto la nuova Commissione europea, qualora l’Antitrust dovesse cambiare il suo storico indirizzo in senso più favorevole alle fusioni tra operatori telefonici.