Editoriali
Il deficit eccessivo dell'Italia e il prossimo sforzo fiscale
Bruxelles rinvia le raccomandazioni, ma cosa c’è da fare si sa e si può già iniziare. Obiettivo: 0,6 per cento del pil per un periodo di sette anni, una manovra di almeno 12 miliardi di euro
La Commissione europea ha annunciato che l’Italia sarà messa sotto procedura per deficit eccessivo insieme alla Francia e ad altri cinque stati membri dell’Unione europea. Il deficit italiano del 2023, al 7,4 per cento del pil, è troppo alto per giustificare un occhio di riguardo, come accaduto nel caso della Spagna e di altri paesi che hanno superato di uno “zero virgola” la soglia del 3 per cento. Dopo quattro anni di sospensione dovuta alla pandemia di Covid-19 e alle conseguenze della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, il Patto di stabilità e crescita è tornato in vigore. Le regole fiscali sono state riformate e ora devono essere applicate. Ma non troppo in fretta, che questo è un periodo elettorale.
Ursula von der Leyen vuole essere confermata come presidente della Commissione. Meglio non mettere troppo in imbarazzo i capi di stato e di governo che la devono nominare. Così, anche se ufficialmente per ragioni tecniche, la Commissione ha rinviato a novembre la raccomandazione sullo sforzo fiscale che sarà richiesto all’Italia sotto procedura per deficit eccessivo. Il giorno della verità è dunque rinviato. Ma l’aggiustamento che il governo di Giorgia Meloni dovrà fare nel 2025 e negli anni successivi sulla base del nuovo Patto di stabilità è un segreto di Pulcinella: almeno lo 0,6 per cento del pil per un periodo di sette anni, se Roma presenterà un piano di riforme e investimenti serio. Per rispettare le regole europee la manovra strutturale del prossimo anno dovrà dunque essere di almeno 12 miliardi di euro, che si aggiungono ai miliardi necessari a finanziare o rifinanziare varie misure annunciate. Che sia oggi o in autunno, il governo farebbe bene a mettersi al lavoro. Le raccomandazioni offerte dalla Commissione – dalle concessioni balneari alla flat tax, dalla tax expenditure all’aggiornamento dei valori catastali – sono una buona base di partenza.