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Editoriali

Ilva commissariata e dimezzata per salvare la siderurgia

Redazione

Il piano di Urso prevede oltre 5 mila cassa integrati, la metà dei dipendenti. E a ciò si aggiungono 1,5 miliardi di crediti dei fornitori. Con buona pace del salvataggio vantato dal ministro

I commissari straordinari di Acciaierie d’Italia nominati dal ministro Urso hanno inoltrato la richiesta di aumento della cassa integrazione straordinaria per i lavoratori Ilva: si passa da 3.000 a 5.200, di cui 4.400 solo a Taranto. A cui vanno aggiunti gli altri 2.700 in Cigs dal 2018 sotto l’altra amministrazione straordinaria. “Oggi è l’ultimo atto della tragedia dell’ex Ilva – dice Rocco Palombella, segretario generale Uilm – stavolta grazie al governo e ai commissari straordinari”. Di una parte del governo, in realtà. Ciò che il ministro Fitto aveva tentato di evitare, cercando di impedire il commissariamento, si sta verificando.

 

Al problema occupazionale si aggiungono 1,5 miliardi di crediti dei fornitori, a cui i commissari hanno scritto: “Allo stato non appare possibile effettuare realistica previsione in merito alle prospettive di soddisfacimento dei creditori concorsuali”. Con buona pace del salvataggio vantato da Urso, che ha preso la decisione di non riaccendere Afo5, che da solo garantirebbe il 40 per cento della produzione degli 8 milioni di tonnellate potenziali. I commissari hanno ribadito che servono “mille persone per ogni milione di tonnellate di acciaio”. Se quindi, come deciso dal ministro Urso, Acciaierie d’Italia non supererà i 6 milioni di tonnellate di produzione (oggi è a un milione), saranno scoperti almeno 2 mila dipendenti (e il doppio in caso di forni elettrici).

 

Davvero per “salvataggio della siderurgia”, il ministro delle Imprese intende l’abbandono del ciclo integrale, il dimezzamento dell’Ilva, un buco miliardario per lo stato e 5 mila lavoratori in Cigs a vita?

 

“Da febbraio aspettiamo la risalita produttiva, gli investimenti e il riavvio degli impianti e invece oggi siamo con un altoforno su tre in marcia. Per quanto ci riguarda, questa richiesta di cassa integrazione rappresenta un disastro sociale, ambientale, occupazionale e produttivo” ha detto ieri Palombella. La speranza è che il ministro non denunci anche il sindacato, come ha fatto con chi ritiene colpevole di aver criticato il suo piano.