editoriali
L'ottovolante dell'elettrico. Il mercato europeo segnala nuove fragilità per le rinnovabili. Rimedi possibili
Sole e vento hanno molti vantaggi, a cominciare dai risparmi sul combustibile e l’assenza di emissioni, ma sono anche intermittenti e contemporanei. Questo produce una grande volatilità sui mercati
Prezzi dell’energia elettrica letteralmente sull’ottovolante. Aumentano in certe zone dell’Europa le ore in cui si registrano prezzi negativi, ma anche quelle in cui si manifestano picchi di prezzo elevati. E’ il mercato bellezza quando si accompagna ad una struttura dell’offerta elettrica sbilanciata. Le rinnovabili, sole e vento soprattutto, hanno molti vantaggi a cominciare dai risparmi sul combustibile e l’assenza di emissioni, ma anche due caratteristiche. La loro intermittenza: producono solo quando ci sono sole e vento, e quindi hanno una forte variabilità stagionale e giornaliera. E la contemporaneità: vale a dire che quando ci sono sole e vento esse producono tutte insieme e non si possono regolare.
La conseguenza mano a mano aumenta il contributo delle rinnovabili è sia l’eccesso di offerta sia talvolta la carenza di offerta. Ed ecco i prezzi andare su e giù. Di per se questi segnali di prezzo dovrebbero spingere a modificare la struttura degli investimenti. Smettere per esempio di investire in rinnovabili nelle aree di mercato dove l’offerta è già alta e i consumi latitano. Ma poi ci si mette di mezzo il regolatore che, come in Italia, riconosce ai produttori di rinnovabili un prezzo profittevole a prescindere dal fatto che quella energia prodotta sia consumata o meno. E quindi il fenomeno si accentua anziché auto correggersi.
Più preoccupante è l’instabilità del sistema elettrico che ne deriva e che è proporzionale alla percentuale di rinnovabili presenti. Batterie e pompaggi possono correggere variazioni giornaliere, ma non potrebbero fare fronte a periodi di alcuni giorni di completa assenza di sole e di vento. Negli scenari di Terna la domanda di energia elettrica in Italia sarebbe assicurata solo dalla disponibilità di potenza dei paesi esportatori, in primis la Francia. Del problema sembra essersi accorto il ministro Pichetto Fratin che non a caso insiste sulla necessita di una base di produzione nucleare per ridurre la volatilità. Compito che possono svolgere anche le centrali a gas e a carbone. Che però non sono a zero emissioni.