Editoriali
C'è un'Italia che va, ma non solo perché il Pil è in lenta ma costante crescita
Ci sono alcuni dati di fondo che dimostrano che il nostro paese cresce: sale il potere d’acquisto, indebitamento in discesa, aumento del reddito disponibile per le famiglie. Basta propaganda, bisogna iniziare a guardare alle prossime partite
A dispetto di tutto quel che accade dentro e fuori i confini, malgrado tutti gli uccelli del malaugurio e le lagne sull’impoverimento del paese, l’Italia va. O per l’esattezza, continua ad andare, rallenta rispetto al boom post pandemia, ma non si ferma. Va meglio degli altri come si sente tambureggiare dalle stanze di Palazzo Chigi? Non esattamente: se guardiamo alla crescita del pil, l’Italia supera la Germania, l’Olanda e soprattutto l’Austria che se la passa peggio di tutta l’Eurolandia. Ma Spagna, Grecia e Francia crescono più rapidamente. Lo diciamo per amor di precisione perché queste gare hanno solo un significato propagandistico. Per avere un’idea della solidità del paese, contano soprattutto alcuni dati di fondo: il potere d’acquisto, il risparmio privato, gli investimenti, i conti pubblici. E ieri l’Istat ha diffuso alcune cifre incoraggianti.
Cominciamo dal reddito disponibile delle famiglie: il primo trimestre dell’anno mostra un aumento del 3,5% rispetto al trimestre precedente. Il potere d’acquisto è cresciuto del 3,3%. Incide senza dubbio la discesa dell’inflazione più rapida del previsto. I prezzi al consumo sono cresciuti di appena lo 0,2%. I consumi restano fiacchi (+0,5%) così come gli investimenti (+0,4%), mentre balza la propensione al risparmio che arriva al 9,5% del reddito, con un aumento di 2,6 punti rispetto all’ultimo trimestre dell’anno scorso. C’è fieno in cascina. Le cose vanno meglio anche nei conti delle amministrazioni pubbliche. L’indebitamento è elevato (8,8%), ma in netta discesa (era 11,3% un anno prima). Se escludiamo il costo del debito pubblico, il saldo è negativo per il 5,3% del pil invece dell’8,5%. La pressione fiscale è aumentata leggermente (+0,8%). Sono dati che offrono spazio di contrattazione con l’Ue quando la commissione darà le sue indicazioni su come e quando rientrare nei parametri. L’Italia è in procedura d’infrazione per deficit eccessivo. Se le cose continuano così, Giancarlo Giorgetti avrà argomenti per evitare una stretta che sarebbe, questa sì, una doccia fredda sull’economia.