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Licenza di concorrenza. La Corte rende giustizia agli Ncc e indica una via contro l'Italia della rendita

Redazione

La Consulta abbatte il "Comma 22" del ministero dei Trasporti. In Calabria esulta Occhiuto e ora tutte le regioni possono rilasciare nuove licenze e rivoluzionare il mercato del trasporto non di linea, scardinando il blocco anti-concorrenziale, a vantaggio di chi vuole lavorare e di chi vuole muoversi

La linea oggettivamente tassinara del ministero dei trasporti, che per la verità deriva già da altre epoche salviniane (2018, governo Conte uno), continua a subire colpi dalla Corte costituzionale. L’ultima sentenza (è la 137, depositata ieri) va a colpire il meccanismo un po’ surrettizio con cui era stata bloccata la concessione di nuove licenze Ncc. Un sistema basato su una specie di Comma 22, con cui si prevedeva che per rilasciare nuove licenze dovesse essere completato il famoso registro informatico nazionale in cui elencare i permessi sia dei taxi sia degli Ncc. Non rilasciando licenze, però, il registro non era mai completo e, in quelle condizioni, qui sta il Comma 22, non si poteva fare nulla per dare le nuove concessioni. Gli uffici locali e nazionali per cinque anni sono rimasti incastrati da questo intreccio di norme, con la continua frustrazione di ogni tentativo di aumentare l’offerta sul mercato del trasporto non di linea. Oltre ai rappresentanti degli interessi degli Ncc si era mosso in questi mesi, purtroppo in una condizione di solitudine politica pur facendo parte di un partito di maggioranza, il presidente della regione Calabria Roberto Occhiuto, che ora dà una rappresentazione anche numerica della forza legale della sua linea pro-concessione. “Calabria-governo due a zero”, dice. E ancora: “Lo scorso sette marzo il gol nel primo tempo con il via libera della Corte alla nostra prima legge e ora il raddoppio nel secondo tempo con questa sentenza che riconosce la legittimità costituzionale della norma calabrese con cui si assegnavano 200 nuove licenze per Ncc”.

 

La pronuncia della Consulta, ovviamente, va a scardinare i limiti posti non solo alle iniziative della regione Calabria ma vale per tutte le altre regioni (che a loro volta possono autorizzare i comuni) e dà la possibilità di intervenire senza indugio nel rilascio di nuove concessioni. La Corte è accurata nella rappresentazione della limitazione all’iniziativa privata che sta all’origine di tutta la faccenda. “Il divieto – dice la sentenza liberalizzatrice – ha alzato una barriera all’ingresso di nuovi operatori compromettendo gravemente la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea”. Sono toni da antitrust, si direbbe, di cui fa buon uso la Consulta, perché chiamata a pronunciarsi prima su un conflitto tra stato e regioni e poi sulla specifica costituzionalità della norma con cui si vietava la concessione di nuove licenze. Tutto era stato trattato, ma evidentemente senza dare ascolto alle tesi degli Ncc, al tavolo presso il ministero, avviato ormai da mesi.

 

Già a febbraio l’associazione nazionale Ncc Italia aveva chiesto, con una logica difficilmente contestabile, che la possibilità di rilasciare nuove licenze fosse attribuita ai comuni non appena nell’elenco informatico fosse registrata la prima azienda. Per essere più chiari, la proposta serviva a evitare che qualche ufficio dichiarasse l’impossibilità di procedere perché il registro non era ancora completo (esattamente il punto che è stato azzerato dalla Consulta). In più, al registro di Penelope il ministero aveva aggiunto un altro obbligo informatico (altrettanto contestato) e cioè il foglio di servizio elettronico, da applicare solo agli Ncc (mentre i tassisti di elettronica e di informatica ne hanno così poca da poter presentare le incredibili dichiarazioni dei redditi recentemente divulgate) e da collegare con un altro registro.

 

Sono norme dall’aria palesemente persecutoria, studiate per non far uscire nuove licenze e per boicottare il lavoro di chi una licenza già la ha. Ma il cammino, ora spianato dalla Corte, è segnato. E, da osservatori, si può dire che i tassisti sentono l’assedio attorno al loro fortino protetto. Perché per le corse più ricche, quelle da e per gli aeroporti, anche con la norma (assurda) che impone un’ora di preavviso e l’attesa in rimessa, grazie ai cellulari e alla possibilità di programmare i viaggi, gli Ncc sono perfettamente competitivi rispetto al servizio taxi. E da lì passerà l’inevitabile scardinamento del blocco anti-concorrenziale a tutto vantaggio di chi vuole lavorare e guadagnare e di chi vuole muoversi.

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