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Editoriali

I ritardi ferroviari che però fanno bene all'Italia

Redazione

Migliorare la rete ferroviaria e portare avanti tutti i progetti previsti dal Pnrr: ecco perché è tutta l'estate che i treni viaggiano in ritardo. Tra le tratte "colpite", la Salerno-Reggio Calabria e la Palermo-Catania

L’estate del 2024 sta portando disagi ai viaggiatori ferroviari italiani, con ritardi, cancellazioni e deviazioni che hanno messo a dura prova la pazienza di molti. Tuttavia, questi inconvenienti sono il risultato di un massiccio piano di ammodernamento della rete ferroviaria, reso possibile dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Con oltre 1.400 cantieri aperti contemporaneamente, l’Italia sta finalmente affrontando i ritardi infrastrutturali accumulati negli ultimi decenni. Al sud, quasi 5.000 chilometri di linee ancora percorse da treni a diesel saranno elettrificati, mentre nuovi tratti di Alta Velocità, come la Salerno-Reggio Calabria e la Palermo-Catania, ridurranno notevolmente i tempi di percorrenza. Nel nord Italia, invece, l’obiettivo è migliorare le connessioni con il resto d’Europa, potenziando tratte cruciali come la Brescia-Verona-Vicenza e la Liguria-Alpi.
 

Il ritmo serrato imposto dalla scadenza del 2026 per il completamento di questi progetti ha portato inevitabilmente a ritardi e disservizi, che gestire a settembre sarebbe stato ancora più complicato. Ma è importante capire che questi disagi sono temporanei e necessari per costruire un sistema ferroviario più moderno, efficiente e connesso. I lavori in corso non solo miglioreranno la qualità dei viaggi in treno, ma rafforzeranno anche la competitività dell’Italia a livello europeo, creando una rete più sostenibile e sicura. In tutto ciò, poco o nulla c’entra l’operato del ministro Matteo Salvini, che oggi taglia nastri di opere progettate ben prima che si insediasse il governo Meloni. I fondi del Pnrr stanno permettendo di realizzare interventi che erano stati rimandati per troppo tempo, con benefici che si estenderanno ben oltre il 2026. Nonostante gli inconvenienti, questo è un passaggio cruciale per garantire un futuro in cui viaggiare in treno sarà non solo più rapido, ma anche più sicuro e sostenibile, con un’Italia più integrata in Europa e pronta a raccogliere le sfide del futuro.

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