editoriali
Le accuse fuori fuoco tra Urso e Stellantis
L’azienda e il ministro continuano a litigare ma la produzione di auto in Italia resta al palo
Lo scontro tra il ministro Adolfo Urso e Stellantis continua, in una nuova puntata agostana. Questa volta l’occasione è stata il Meeting di Rimini, dal cui palco il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha attaccato il gruppo guidato da Carlos Tavares. Urso ha ribadito che il governo ha fatto la sua parte, soddisfacendo le richieste dell’azienda. In primo luogo è riuscito a depotenziare di molto i nuovi standard emissivi dell’Euro 7 e in secondo ha approntato un corposo piano di incentivi che aveva tre obiettivi: svecchiamento dell’enorme parco circolante italiano con la rottamazione, incremento della diffusione delle vetture elettriche, anche presso i meno abbienti, e rilancio della produzione nazionale. Il bilancio vero andrà fatto a fine anno. Ma se sull’avvicinamento dei primi due obiettivi qualcosa si è visto (più sul primo che sul secondo), sull’incremento della produzione nazionale nessuna nube si è diradata. Anzi, le cose si sono più che altro complicate. A cominciare dalla cosiddetta gigafactory di Termoli. La costruzione dell’impianto è in stallo e Urso ha minacciato di destinare su altro le risorse del Pnrr attualmente impegnate sul progetto. Con una nota Stellantis ha tentato di rassicurare governo e sindacati, sostenendo che Acc (la joint venture con Stellantis, Mercedes e Total) sta potenziando il progetto. Ma non ha fornito dettagli. E’ poi tornata a chiedere al governo di “creare le condizioni per la competitività”. Ora, il contesto di mercato è indubbiamente difficile, non solo per Stellantis. Tuttavia continuare a parlare di incentivi non condurrà a nessun rilancio dell’automotive italiano. Soprattutto perché sfugge il nesso causale tra incentivi all’acquisto e aiuto diretto alla produzione.