Editoriali
La gran notizia della crescita americana
Consumi e investimenti decisivi. Il buon segnale per l’export italiano
L’economia americana va più forte del previsto, più 3 per cento su base trimestrale dal più 2,8 preliminare, e costringe a rifare i conti sulla crescita attesa nel 2024. La spinta maggiore è arrivata dai consumi delle famiglie e da investimenti delle imprese superiori alle aspettative degli economisti. In una fase che segue una serie di rialzi dei tassi il risultato è ancora più rilevante, mentre dall’inflazione è dal mercato del lavoro arrivano dati confortanti, da cui si ricava un forte segnale di stabilità. Con il taglio consistente ormai dato per certo dalla Fed la crescita dovrebbe assumere un passo ancora più deciso, restando in un quadro non perturbato per prezzi e salari. E cresce l’aggregato del tesoro disponibile per le famiglie, anche in termini reali, con la politica fiscale ora incaricata di favorire una distribuzione che avvantaggi i redditi medi e bassi.
C’è il traino delle grandi aziende tecnologiche e c’è, ancora una volta, una straordinaria prova di rinnovamento produttivo realizzato con la forza dell’impresa privata anche in un quadro regolatorio in cui la transizione energetica ha pesato a un livello paragonabile con l’Europa. L’aggiustamento al rialzo va a contrastare anche la cantilena sul declino economico biascicata quotidianamente da Donald Trump e dalla sua struttura di comunicazione e diventa, se usata con cura, uno strumento vincente in mano a Kamala Harris, anche per proseguire sulla linea della continuità con Joe Biden e per confermare tra gli elettori l’idea di un presidente tuttora pienamente responsabile. Mentre il continuo rafforzamento economico indica una costante e crescente capacità di influenza sui mercati ma anche nella politica mondiale.
Un dato recente mostrava la grande crescita degli scambi commerciali tra Italia e Usa, con l’export italiano rafforzato, per cui la crescita americana diventa una buona notizia anche nei distretti industriali italiani. E la forza economica diventa un elemento di utile pragmatismo nelle relazioni internazionali, a partire dal confronto e dal dialogo riavviati con la Cina.