Foto Ansa

a bruxelles

Debito comune, stato sociale e difesa: ecco il piano Draghi per la competitività

Pietro Guastamacchia

L'ex premier italiano presenta il rapporto commissionato da Ursula von der Leyen. Per raggiungere i suoi obiettivi l'Ue ha bisogno di" almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui"

Torna il "bazooka" di Draghi, e questa volta spara debito comune, stato sociale europeo e fondi alla difesa. Mentre Ursula von der Leyen e l'ex presidente della Bce si preparano a presentare il rapporto Draghi, la roadmap per le riforme volte a rilanciare l'Ue è già atterrata su tutte le scrivanie di Bruxelles, pronta a tracciare la governance per il futuro dell'Unione.

 

 

Sul debito comune, Draghi non tradisce le aspettative: "Se le condizioni politiche e istituzionali lo consentono, l'Ue dovrebbe continuare, basandosi sul modello del NextGenerationEu, a emettere strumenti di debito comune, che verrebbero utilizzati per finanziare progetti di investimento congiunti volti ad aumentare la competitività e la sicurezza europee". La frase, tra le più attese del rapporto, non passa inosservata tra i falchi: "Mario Draghi ha dissotterrato il bazooka", commentano con un fondo di amarezza dalla delegazione popolare olandese, tradizionalmente contraria alla politica di debito comune.

Punto chiave è anche quello sullo "stato sociale europeo", che sarà "fondamentale per fornire servizi pubblici, protezione sociale, alloggi, trasporti e assistenza all'infanzia durante la transizione verso l'economia del futuro".

Sulle cifre, il rapporto non lesina: "Il fabbisogno finanziario necessario all'Ue per raggiungere i suoi obiettivi è enorme" e per centrare gli obiettivi indicati nel rapporto Draghi "sono necessari almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, secondo le ultime stime della Commissione, pari al 4,4-4,7% del Pil dell'Ue nel 2023". "Per fare un paragone, gli investimenti del Piano Marshall nel periodo 1948-51 equivalevano all'1-2% del Pil dell'UE", sottolinea l'ex presidente della Bce per dare un'idea della mole di investimenti necessari.

Uno sguardo anche oltre l'oceano, ma con cautela: "L'Ue deve puntare ad avvicinarsi all'esempio statunitense in termini di crescita della produttività e innovazione, ma senza gli inconvenienti sociali del modello Usa", spiega Draghi, aggiungendo che "l'Europa dovrà garantire che tutti i lavoratori abbiano diritto all'istruzione e alla riqualificazione".

Sul capitolo difesa, il rapporto Draghi chiede di "aumentare i finanziamenti europei" per la Ricerca e Sviluppo (R&S) nel campo della difesa e di concentrarli su "iniziative comuni". Un approccio pensato attraverso "nuovi programmi a duplice uso e una proposta di progetti europei di difesa di interesse comune". Una necessità che deriva da una considerazione apparentemente banale ma scolpita nel rapporto: "Nessuno stato membro può finanziare, sviluppare, produrre e sostenere efficacemente tutte le capacità e le infrastrutture necessarie per mantenere la leadership" nelle tecnologie più avanzate di oggi.

Infine, riforme per la governance politica dell'Unione: "Finora, molti sforzi per approfondire l'integrazione europea tra gli Stati membri sono stati ostacolati dal voto all'unanimità. Dovrebbero quindi essere sfruttate tutte le possibilità offerte dai Trattati Ue per estendere il voto a maggioranza qualificata", spiega il rapporto. Il voto a maggioranza qualificata dovrebbe essere "esteso a più aree", sottolinea l'ex premier.

Di più su questi argomenti: