Editoriali
La guerra del Pd pugliese contro il termovalorizzatore, stroncata dalla Cassazione
Lo chiamano "inceneritore", ma a bruciare è stato il ricorso degli ambientalisti baresi contro l'impianto formalmente approvato ma non ancora finanziato. Nel frattempo si manda al macero la spazzatura, vista più come ingombro che risorsa energetica
La Corte di cassazione ha depositato ieri la sentenza con cui ha rigettato il ricorso del comitato “No inceneritore” di Bari - Modugno. La sentenza ha confermato la decisione del Consiglio di stato, che aveva già rigettato il ricorso dell’allora sindaco di Bari Antonio Decaro, da sempre contrario all’impianto nella zona industriale. Il progetto è stato presentato nel 2016 dalla società Newo, dopo una lunga fase sperimentale a Gioia del Colle. Si tratta di un impianto di nuova generazione, che tecnicamente non brucia niente, anche se i detrattori, a cominciare da Decaro ed Emiliano, lo continuano a chiamare “inceneritore”. Non è neppure un termovalorizzatore, ma un impianto a ossicombustione: senza fiamma, e che consente la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica con meno emissioni rispetto ai processi tradizionali.
“La tecnologia prevista non è mai stata utilizzata a regime in nessuna parte del mondo” così giustificava il no l’allora sindaco, oggi presidente della commissione Ambiente dell’Eurocamera. Eppure è il modello preso a riferimento da Grillo, che per anni lo ha sponsorizzato sul blog come migliore tecnologia disponibile. E che l’ex sindaco di Roma Virginia Raggi proponeva come modello per Roma. Il governatore Michele Emiliano è da sempre “contrario all' impianto a ossicombustione di Modugno e alla sua realizzazione”: gli uffici regionali ne hanno approvato l’autorizzazione ambientale ma non il finanziamento. Nel frattempo in Puglia si ampliano le discariche: unica soluzione per rispondere all’emergenza rifiuti. Il piano regionale presentato nel 2021 è fermo: nessun impianto di quelli previsti dalla giunta Emiliano per chiudere il ciclo è stato realizzato. Gli unici due termovalorizzatori attivi furono creati dalla giunta Fitto. E oggi si preferisce ampliare in silenzio discariche sature, mandando al macero ciò che potrebbe essere recuperato, anziché costruire impianti di nuova generazione. Se non l’ossicombustione, cosa? Se non qui, dove?