Editoriali
La catastrofe giudiziaria di Ilva, ancora
Processo farsa, politica ridicola. J’accuse coraggioso del presidente di Federacciai
La pubblicazione delle motivazioni della sentenza di appello sul caso Ilva, che ha annullato il primo grado per legittima suspicione a causa della presenza di almeno tre pm onorari coinvolti nel processo come parti civili, e che ora, dopo dieci anni, farà ripartire il processo da zero a Potenza, meriterebbe lunghe riflessioni sullo stato della giustizia, della magistratura, della politica, e dell’informazione in Italia. E invece l’unico a commentarlo è stato il presidente di Federacciai Tonino Gozzi: “Che a Taranto non esistevano le condizioni per un giudizio equilibrato sulla vicenda dell’Ilva e sulla responsabilità dei Riva lo abbiamo sostenuto da soli contro il mondo fin dal primo momento; dopo 12 anni finalmente c’è un giudice che ci ha dato ragione. Quante decisioni gravi – ha ricordato – sono state prese da giudici e pm che oggi si afferma potevano essere viziati da un pregiudizio: carcere, sequestri di impianti, danni economici enormi alle aziende e alla famiglia Riva e alla più grande fabbrica del paese”. Da queste pagine abbiamo seguito passo passo il processo notandone le storture, come la testimonianza di Barbara Valenzano, al contempo custode giudiziario nominato dalla procura, teste dell’accusa che in processo non riconosceva neppure le macchine del siderurgico di cui è custode, e per anni al tempo anche responsabile ambiente della regione nominata da Emiliano, prima di candidarsi nella sua lista alle comunali. Gozzi ha rammentato che “il sistema giudiziario ha finito per influenzare anche le decisioni di un governo pavido con un ministro che si è inventato un commissariamento ambientale fuori dall’ordinamento, che di fatto ha provocato un esproprio senza indennizzo, che resta una macchia indelebile sulla reputazione dell’Italia”. Parole che dovrebbero servire da monito al ministro Urso, che invece ha utilizzato la nuova inchiesta dei pm di Taranto contro Ilva, per dire “avevamo ragione noi”. Come ha detto Emiliano “il processo Ilva è una catastrofe giudiziaria”. A commetterla sono stati proprio i giudici di Taranto che volevano liberarla, e che invece faranno ricominciare tutto da capo.