Carlo Messina (foto Ansa)

editoriali

Contro le tasse sugli utili e i profitti

Redazione

La soluzione dell'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: utilizzare i ricavi extra non per le mancette al governo ma per alzare i salari 

Carlo Messina è un banchiere che di utili ne fa tanti e che rivendica gli ottimi risultati ottenuti dalla sua banca. Non si nasconde, anche se sa di essere osservato con cupidigia, assieme ai suoi colleghi, dai tecnici e dai politici che devono far quadrare i conti del bilancio pubblico. Prova a stare al gioco del fisco affamato e un po’ arraffone senza dire solo di no, cercando soluzioni. Anche l’anno scorso, quando di questi tempi era tutto un parlare di extraprofitti, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo non si era rinchiuso nel fortino. Erano anche i giorni del ricco rinnovo del contratto dei bancari e Messina era stato il trascinatore della parte datoriale nella concessione di aumenti di grande rilievo. Aveva allora, e ha tuttora, le carte in regola per proporre a tutti di trasformare una parte degli utili in migliori trattamenti per i lavoratori. L’anno scorso dopo un po’ di baraonda la faccenda degli extraprofitti, mal posta e mal definita, non ebbe sviluppi.

Quest’anno Giancarlo Giorgetti l’ha presa più alla lontana, parlando di contributi da tutti, citando la Costituzione. L’accrescitivo (dal suono un po’ grillin-populista) è sparito e si è tornati a parlare di normali profitti o, meglio, di utili. La cui destinazione appassiona i decisori politici. Anni fa Giulio Tremonti tentò di favorire il reinvestimento degli utili per contrastare le forme di patrimonializzazione del grande e soprattutto del piccolo capitalismo famigliare e favorire, invece, gli investimenti e lo sviluppo delle aziende. Ora Messina ripropone la sua soluzione semplice. Lasciateli a noi, non portateli via con tasse che darebbero un breve e temporaneo sollievo allo stato, e noi, cioè tutte le aziende, potremmo fare una cosa semplice ma utilissima per le famiglie e per lo stato: migliorare i contratti e alzare gli stipendi. In Italia i margini ci sono, anche se una spinta parallela andrebbe data sul lato della produttività.