Foto LaPresse

Editoriali

Meloni, Commerzbank e l'alibi di Berlino

Redazione

L'Italia è l'unico paese dell'Eurozona a non aver ratificato il Mes. In questo modo il governo ha fornito un pretesto per il no tedesco a Unicredit

Dal governo italiano continuano ad arrivare dichiarazioni di sostegno al progetto di aggregazione tra Unicredit e Commerzbank. L’ultima da parte del ministro Adolfo Urso, che si è detto favorevole alla nascita di campioni europei. “In alcuni casi – ha detto – saranno guidati da italiani, in altri casi da tedeschi, francesi o svedesi, ma l’importante è che si lavori insieme”.

 

A parte il cambio di approccio di Urso, che quand’era ai vertici del Copasir tuonava contro l’invasione straniera nella finanza italiana (leggi i “francesi” in Generali), sfugge al governo che ora mostra di apprezzare l’importanza dell’unione bancaria che se oggi la Germania si appella a tutte le ragioni possibili per impedire la fusione Unicredit-Commerzbank, inclusa una più che remota ipotesi di fallimento del nuovo gruppo del credito europeo, è anche perché l’Italia è l’unico paese dell’Eurozona a non aver ratificato il trattato di riforma del Mes. Cosa c’entra? Basta leggere l’intervista all’Handelsblatt della ceo di Commerzbank, Bettina Orlopp, in cui paventa che la fusione causerebbe un peggioramento del rating di Commerzbank (visto che il merito di credito di una banca è legato a quello del paese a cui appartiene) per capire che tra gli argomenti usati per opporsi all’iniziativa italiana c’è anche la mancanza di una rete europea che tuteli appieno i contribuenti tedeschi: in caso di un’improbabile crisi, in ultima istanza dovrebbe intervenire lo stato tedesco.

 

E’ il caso di ricordare che le risorse a disposizione del Fondo di risoluzione unico europeo sono limitate e quelle aggiuntive che, avrebbe dovuto portare il Mes con l’introduzione del backstop, sono bloccate dal veto dell’Italia al nuovo trattato. E’ chiaro che sia il tema dell’esposizione ai Btp, e quindi al rischio Italia da parte di Unicredit, sia l’eventualità di un fallimento di una banca transfrontaliera sono più pretesti immaginari che rischi concreti, ma è anche vero che il governo Meloni con il suo no al Mes sta fornendo un comodo alibi alla Germania per opporsi all’operazione voluta da Andrea Orcel.

Di più su questi argomenti: