editoriali

Il Fondo monetario internazionale avverte il governo sul debito

Redazione

L’Italia è nel gruppo di paesi in cui il debito pubblico è previsto in ulteriore aumento e, tra questi, è il paese con il debito più elevato (oltre il 134% del pil). Per il Fmi ritardare l'intervento sui conti è "costoso” perché “renderà l’aggiustamento richiesto ancora più grande”

Dopo le recenti  crisi, dal Covid allo choc energetico, il debito pubblico globale è molto alto. Tanto che il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha intitolato “Mettere un freno al debito pubblico” il suo Fiscal monitor, pubblicato ieri. Il Fmi prevede che quest’anno il debito pubblico globale supererà i 100 trilioni di dollari (il 93 per cento del pil) e continuerà a salire fino al 100 per cento nel 2030. A questo scenario negativo, si aggiungono due elementi.

 

Da un lato ci sono  pressioni per un aumento della spesa pubblica per affrontare le grandi sfide come la transizione verde, l’invecchiamento della popolazione e la sicurezza, e dall’altro l’esperienza  – dice il Fmi – mostra che le proiezioni macroeconomiche tendono  a sottostimare il debito pubblico: a distanza di tre anni è, in media, più alto del previsto di 6 punti di pil. La combinazione di questi due elementi indica che i rischi sono  orientati al rialzo e, pertanto, i governi dovrebbero predisporre piani fiscali molto più incisivi di quelli ora  previsti per stabilizzare o ridurre il debito.

 

L’Italia è in una condizione poco invidiabile: è nel gruppo di paesi – con  Brasile, Francia, Sudafrica, Regno Unito e Stati Uniti – in cui il debito pubblico è previsto in ulteriore aumento (come certifica il governo Meloni nel Piano strutturale di Bilancio appena approvato) e, tra questi, è il paese con il debito più elevato. Al di sopra della soglia di rischio per le economie avanzate indicata al 134 per cento del pil. Il lato positivo è che, con l’inflazione in calo e l’allentamento monetario della Bce, c’è uno spazio per gestire meglio un aggiustamento fiscale incisivo e credibile.

 

Come segnala il Fmi, per paesi come l’Italia “ritardare è costoso” perché “renderà l’aggiustamento richiesto ancora più grande”, ed è anche “rischioso” perché può “innescare reazioni avverse” ed esporre il paese a eventuali choc negativi. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dovrebbe far leggere le valutazioni del Fmi per superare  le resistenze nel governo e nella maggioranza alla sua  politica di bilancio tanto prudente quanto obbligata.