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Editoriali

Confindustria vuole reagire al flop di Transizione 5.0 

Redazione

Il presidente Emanuele Orsini si è impegnato in una fittissima ragnatela di incontri con il governo con l’obiettivo di aprire la strada di un vero negoziato. Ma i margini di trattativa da parte del Mef sono stretti

Adesso siamo nella fase tattica. Dopo lo strappo affidato al direttore generale Maurizio Tarquini che in sede di audizione parlamentare lunedì scorso ha vuotato il sacco sulle rimostranze degli industriali nei confronti della manovra di bilancio si cerca di ricucire. Il presidente Emanuele Orsini si è impegnato in una fittissima ragnatela di incontri con Giorgia Meloni, Giancarlo Giorgetti e Adolfo Urso con l’obiettivo di aprire la strada di un vero negoziato. Le materie sulle quali discutere del resto non mancano. Vanno da Transizione 5.0 che “non sta andando come pensavamo” (parole di Orsini) alla cosiddetta Ires premiale per incentivare gli investimenti, dai contratti di sviluppo al Piano casa per favorire il reclutamento di una manodopera che comincia a mancare nelle fabbriche del nord. Ma i margini di trattativa da parte del Mef sono stretti e per di più si è avuta anche l’idea di varare una norma che inserisce nei collegi sindacali delle imprese (che hanno preso contributi pubblici) un rappresentante del governo. Una norma che  non ha disteso gli animi e men che meno rassicurato una base confindustriale (la base, non i vertici) che già aveva motivi per mugugnare.

 

Orsini si trova messo in mezzo tra le scelte del governo e gli orientamenti dei suoi associati e si spiega così il suo attivismo. Tutti nel quartier generale degli industriali italiani ripetono che Confindustria è filogovernativa, ma c’è chi replica giustamente che non lo può essere a dispetto dei santi. Intanto il Sole 24 Ore titola su Orsini che sostiene: “Lavoriamo con il governo per sostenere la crescita”. Il guaio, e nell’esternazione di Tarquini questo concetto era ben chiaro, è che nella manovra di bilancio se c’è un tema che manca è proprio la crescita. Per cui fa bene Confindustria a negoziare, se non altro per non fare somma impropria con lo sciopero generale annunciato dalla Cgil contro la Finanziaria, ma deve fare attenzione perché di troppa tattica si può anche morire. E l’amicizia con il governo non vale in ogni caso neanche il solo flop di Transizione 5.0.