La sede centrale di Intesa Sanpaolo a Torino (foto Ansa)

editoriali

La spinta che manca in banca per la crescita

Redazione

I profitti migliorano, bene, ma i prestiti no. Come uscirne? Un modello europeo

Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper, le prime cinque banche italiane, hanno chiuso i primi nove mesi del 2024 con profitti in aumento rispetto allo stesso periodo del 2023 che pure è stato da record. Si sta parlando di una cifra che sfiora i 20 miliardi di euro e l’anno non è ancora terminato. L’onda lunga dei tassi d’interesse della Bce elevati continua a favorire gli istituti di credito anche se le previsioni dicono che il rallentamento è già cominciato e continuerà con la discesa del costo del denaro. Intanto, però, secondo uno studio della Fondazione Fiba (First-Cisl), il settore non farebbe abbastanza per sostenere l’economia poiché a fronte della crescita del margine d’interesse, che per le prime cinque banche è stato all’incirca del 7 per cento, gli impieghi alla clientela sono calati del 3,8 per cento. Per la Fiba, gli impieghi risultano in calo costante da nove trimestri consecutivi mentre a livello europeo le banche significative negli stessi trimestri evidenziano complessivamente un incremento del 3 per cento.

Un fenomeno che, a parere del sindacato, non si spiega solo con il peggioramento del ciclo economico, che frena la richiesta dei prestiti da parte di famiglie e imprese, ma con l’aumentata avversione al rischio da parte delle stesse banche. Una cautela ingiustificata visto che all’orizzonte non si intravede un peggioramento della qualità del credito, fa notare lo studio. Insomma, da un lato, gli istituti di credito fanno più profitti e dall’altro stringono i cordoni della borsa. Ma anche loro si preparano ai periodi meno floridi e, intanto, cercano di bere il calice amaro imposto dal governo Meloni. L’Abi ha fatto sapere che il contributo richiesto alla manovra economica con il rinvio nel tempo del recupero di poste fiscali (complessivamente 4 miliardi) comporterà un costo. In effetti, se sei obbligato a recuperare tra due anni quello che potresti recuperare oggi il costo c’è, anche se è difficile da quantificare e, comunque, apparentemente sopportabile a giudicare dai risultati dei primi nove mesi.

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