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Editoriali

Multinazionale è bello. I “campioni” fanno girare l'economia

Redazione

I grandi gruppi esteri in Italia aumentano fatturato, occupazione, spesa in R&D. Mentre tutto il meglio dell'industria manifatturiera del made in Italy registra un contributo significativo all’interscambio commerciale nazionale

Per quanto si dica che la globalizzazione è in crisi, le multinazionali continuano a crescere e a dare il loro contributo alla ricchezza economica dei paesi in cui operano. Vale per i gruppi esteri presenti in italia e vale anche per quelli italiani presenti a livello internazionale. Secondo un rapporto Istat sul settore, le controllate estere hanno realizzato in Italia nel 2022 un fatturato di 908 miliardi (+26,9 per cento rispetto al 2021) e un valore aggiunto di oltre 173 miliardi (+13,4  per cento). Allo stesso tempo si consolida la presenza delle multinazionali italiane all’estero, con un fatturato in salita del 15,8 per cento, anche se questo dinamismo riguarda soprattutto i grandi gruppi mentre risulta che le realtà di media dimensione facciano più fatica a pianificare gli investimenti all’estero. Provenienti da 106 paesi, soprattutto dell’Unione europea, le multinazionali straniere sono attive in Italia con oltre 18 mila controllate (in crescita del 4,5 per cento), occupano 1,7 milioni di addetti (+5,8 per cento) e sostengono una spesa in ricerca e sviluppo di 6 miliardi (+4,9 per cento). Le esportazioni di queste società raggiungono quasi 200 miliardi di euro (+22,9 per cento rispetto al 2021) e le importazioni quasi 253 miliardi (+23,4 per cento) facendo, dunque, registrare un contributo significativo all’interscambio commerciale italiano. I settori manifatturieri più coinvolti sono gli stessi sia per le esportazioni che per le importazioni: prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici; autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi, prodotti chimici. In pratica, tutto il meglio del made in Italy e della capacità di trasformazione dell’industria manifatturiera nazionale. Sono i “campioni”, nazionali ed esteri, dunque, che fanno girare l’economia e il piccolo per quanto “bello” e per quanto “local” non può essere il motore prevalente della crescita.

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