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Editoriali

La rivolta di Bombardieri a rimorchio di Landini

Redazione

La Cgil segue i Cobas e il leader della Uil li rincorre. Ma il landinismo di seconda mano espone l’organizzazione che fu del saggio e solido Giorgio Benvenuto alla terribile pena dell’inutilità e alla garbata irrisione

Le rivolte fatte da comprimari non premiano, anzi confondono un po’ le cose, specialmente se si ha l’ambizione di essere anche leader di un’organizzazione. Il landinismo di seconda mano praticato dalla Uil di Pierpaolo Bombardieri, sempre un’oretta dopo la versione ufficiale e révolté di Maurizio Landini, sta esponendo l’organizzazione che fu del saggio e solido Giorgio Benvenuto alla terribile pena dell’inutilità e alla garbata irrisione che spetta a chi vuol fare la voce grossa senza sapere, però, cosa dire. E non serve che, sempre dopo la fatale oretta di ritardo, si metta il carico per farsi notare. Perché l’effetto è opposto da quello desiderato e la protesta di rinforzo arriva comunque sbiadita. In questi giorni la Cgil ha cominciato ad allontanarsi dalla prassi e dalla buona regola dello schieramento dei tre sindacati confederali, lasciando il fronte unitario per smarcarsi dalla firma dei maggiori rinnovi (quasi all’inseguimento dei sindacati di base). Dopo la sanità ora balla l’intero rinnovo del pubblico impiego.

La decisione è di estrema rilevanza e comporta per la Cgil una grande assunzione di responsabilità le cui conseguenze verranno verificate tra i lavoratori. Una strategia di rottura che sta cambiando l’intero quadro delle relazioni industriali in Italia e sul quale sempre più osservatori e parti in causa si stanno interrogando. Tra i tanti perplessi certamente non c’è la Uil, che, invece, ha scelto di adottare in fotocopia, con il piccolo ritardo cui si accennava, anche le rotture a tavoli di contrattazione in cui si era impegnata e in cui aveva speso la credibilità dei suoi dirigenti. La Cgil insegue i Cobas e la Uil rincorre la Cgil. Nell’era della visibilità, cercata spesso con eccessiva insistenza, la Uil va in direzione opposta e sceglie l’altrettanto criticabile invisibilità. Perché anche il grande pubblico preferirà sempre un urlo originale di Landini al tardivo urlo secondario di Bombardieri.

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