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editoriale

Stellantis dà un bel milione a Trump, e Rep. muta

Redazione

Il dono di John Elkann al neo presidente americano non indigna gli agguerritissimi comitati di redazione del gruppo Gedi

Lesto e allegro come il signor Bonaventura (“ricco ormai da far paura”) di Sergio Tofano, anche il presidente di Stellantis John Elkann si è presentato, virtualmente, all’insediamento di Donald Trump con un bel milione. Solo che a vincerlo questa volta non è stato Bonaventura Elkann, ma proprio il neo presidente, già ricco di suo, degli Stati Uniti. Stellantis ha infatti deciso di donare un milione di dollari al fondo per le cerimonie inaugurali di Trump, e ovviamente la scelta non è estemporanea né solitaria. L’elenco dei big dell’industria mondiale che hanno versato la stessa cifra è lungo: da Ford a Hyundai, da Boeing a Microsoft, da Amazon a Meta. Colossi per i quali un milione equivale a un biglietto da visita depositato all’ingresso della Casa Bianca, un gesto augurale. E non fa nessun problema se il dono di Elkann vuole essere anche l’inizio di una strategia di Stellantis per il mercato dell’auto americano, come è stato osservato.

 

E’ una buona idea, come lo è un approccio non pregiudiziale all’economia statunitense dell’èra Trump. Ciò che risulta curioso – vista quella sorta di cordone sanitario che la sinistra anche giornalistica italiana sta provando a stendere attorno a un secondo mandato giudicato “ancora più estremista del primo” (Repubblica) – è invece che dagli agguerritissimi cdr del gruppo Gedi – di cui Elkann è proprietario – non si siano sentiti lamenti, né siano stati indetti scioperi, quanto meno delle firme. Eppure, in passato, a ogni mossa dell’editore non gradita corrispondeva un’immediata reazione contraria. A Maurizio Molinari non fu risparmiata nessuna critica, forse nella speranza di potere un giorno titolare “Gaza, ritorno alla libertà”, ma il direttore fu sfiduciato per aver bloccato un articolo sgradito all’editore sui rapporti tra Italia e Francia. E due giorni di sciopero segnarono la contrarietà all’accordo  sull’utilizzo dei  contenuti di Gedi da parte di ChatGpt. Sul milione per la festa Trump non vola una mosca. Del resto persino gente del calibro di Zuckerberg ha deciso che è ora di cambiare.

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