editoriali
La presidenza Trump è una sfida anche in banca
Perché la deregolamentazione americana sarà un pericoloso stress test per l’Europa
Non solo dazi. La deregolamentazione annunciata dal neo presidente americano, Donald Trump, metterà le banche europee in una condizione di svantaggio rispetto alle concorrenti americane. E’ quello che pensa Andrea Orcel, ceo del gruppo Unicredit, artefice del doppio tentativo di scalata tra la tedesca Commerzbank e l’italiana Banco Bpm. In un’intervista a Bloomberg a margine del forum di Davos, Orcel ha espresso le sue preoccupazioni sulla competitività del sistema finanziario europeo che, rispetto a quello statunitense, è sottoposto a una vigilanza più stringente. “Se la regolamentazione rimane stabile è un conto, se aumenta ulteriormente allora questo rischia di farci perdere ulteriore terreno a vantaggio delle banche statunitensi”. Per il numero uno di Unicredit le banche devono poter prendere rischi e operare in un contesto di regole non asfissianti.
Un messaggio ai regolatori europei, che con la discesa dei tassi d’interesse hanno ripreso il pressing sugli istituti di credito affinché preservino la solidità patrimoniale. Ma anche un modo per sottolineare quella che è la sua visione del mestiere di banchiere, che ritiene vada esercitata con dinamismo e correndo dei rischi come quello di avviare un’acquisizione in Germania e contemporaneamente una in Italia. Orcel ha confermato che Unicredit a fine 2025 sarà più grande. Di quanto? Del 50%, ha detto. Che poi questo avvenga tramite l’acquisizione di Commerzbank o di Unicredit, ha risposto di non saperlo, ma ha voluto trasmettere un messaggio di ottimismo sulla possibilità che i suoi piani si realizzino. Se si dovesse fare una previsione su quale delle due banche Orcel è più fiducioso di portare a casa, si potrebbe dire Bpm visto che ritiene che il Golden Power rappresenta “un’occasione per sedersi al tavolo col governo Italiano”, mentre dal governo tedesco continuano ad arrivare dure critiche per Commerzbank, riferite anche in un colloquio con il ministro Giancarlo Giorgetti, il quale sulla delicatezza delle operazioni estere su banche di interesse sistemico potrebbe avere concordato.