Il palazzo che ospita la sede di Mediobanca Premier in piazzetta Enrico Cuccia a Milano, 24 gennaio 2025 (Ansa/Mourad Balti Touati) 

editoriali

Gli ostacoli da superare per Mps & co

Redazione

La posizione di Mediobanca e non solo. Le altre ostilità sulla strada di Siena   

Se quello di Mps a Mediobanca è stato un attacco, la risposta di Piazzetta Cuccia è una contraerea che punta a neutralizzare il “nemico” di Siena. O, almeno, ci prova indicando, come ha fatto il cda oggi, le tre ragioni per cui l’Ops di Mps è “ostile”: manca di razionale industriale e finanziario, non è a premio ma a sconto, rischia di distruggere valore per gli azionisti di entrambe le parti. Un arroccamento completo che ha avuto l’effetto di far precipitare il titolo di Mediobanca in Borsa di oltre il 4 per cento dopo che nel giorno dell’annuncio dell’offerta aveva guadagnato. Anche Mps ha perso ancora oggi (meno 2,4 per cento), ma nel complesso la differenza nei valori di mercato tra le due banche resta inalterata.

 

Quello che colpisce della reazione di Mediobanca, sintetizzata in una lunga nota in cui, oltre ai rilievi tecnici, si percepisce una certa indignazione per il fatto stesso che l’offerta pubblica di scambio sia stata avanzata, è che non si fa mai riferimento al ruolo del Mef, quindi dello stato. Mentre nelle argomentazioni a difesa della bocciatura si punta l’indice contro il gruppo Caltagirone e Delfin della famiglia Del Vecchio, evidenziando tutti gli intrecci azionari tra Mps, Mediobanca e Generali, si evita anche solo un accenno a Palazzo Chigi.

 

Eppure, il Mef è azionista di Siena e il governo Meloni, anche contravvenendo a un principio di neutralità, si è schierato apertamente con il cda del Monte perché ritiene che aggregare le due realtà sia nell’interesse del paese. Insomma, è più che evidente che c’è uno stakeholder pubblico che non solo sta facendo valere la sua influenza, ma è parte della governance che ha messo giù la proposta. È come se la finanza milanese stesse cercando di respingere l’assalto romano senza inimicarsi troppo il potere del palazzo, col quale intrattiene da sempre relazioni professionali ai massimi livelli visto che Mediobanca, anche in tempi recenti, è stata advisor di tante operazioni che coinvolgono il governo e tutto il mondo delle partecipate pubbliche. In fondo è un’investment bank e non lo dimentica.

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