Donald Trump (Ansa)

editoriali

O la borsa o il dazio, le conseguenze delle pazzie protezionistiche

Redazione

Capire l'uso politico che il presidente americano Donald Trump fa dei dazi (soprattutto per frenare l'immigrazione) e l'effetto boomerang del protezionismo perfettamente rappresentato dal settore auto. La risposta dell'Ue e la scelta tra negoziare prima dei dazi o ripagare l'America con la stessa moneta dopo

Il primo dei test sui mercati della politica protezionistica di Donald Trump è andato male. Ieri, alla notizia che l’Amministrazione americana imporrà tariffe del 25 per cento sui beni importati dal Canada e dal Messico e del 10 per cento a quelli provenienti dalla Cina, Wall Street ha reagito con un tracollo in apertura che ha alimentato il malumore dei listini europei che temono che la prossima vittima sarà l’Ue. Poi, nel pomeriggio, la borsa newyorchese si è ripresa quando la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha rassicurato che l’introduzione delle tariffe sarà rinviata di un mese dopo la promessa di rafforzare la presenza al confine con 10 mila agenti.

Questo non fa che confermare l’uso politico che Trump fa dei dazi – soprattutto per frenare l’immigrazione – ma anche che la comunità degli investitori reagisce di conseguenza semplicemente perché calcola la perdita di profitti delle imprese coinvolte. Come spiegano alcuni analisti, per quanto i dazi fossero attesi, il mercato si aspettava delle scelte più graduali, soprattutto nei confronti dei paesi alleati degli Stati Uniti. Un esempio dell’effetto boomerang del protezionismo trumpiano è il settore auto. I due maggiori produttori americani, Ford e General Motors, infatti, realizzano la maggior parte dei componenti proprio in Messico. Questo vuol dire che, se fossero applicati i dazi, il prezzo di queste vetture sul mercato statunitense finirebbe per essere più elevato.

Sempre l’automotive è stato il comparto più colpito dalle vendite anche sulle borse europee, con forti ribassi per Stellantis, Volkswagen, Bmw e Ferrari. Ancora non si sa che tipo di dazi Trump intende imporre, ma le sue parole su un’Europa “fuori controllo” perché non acquista abbastanza merci americane non fanno ben sperare. La scelta dell’Ue è tra negoziare prima dei dazi o ripagare Trump con la stessa moneta dopo, magari colpendo i servizi tecnologici e finanziari che vengono importati  in gran quantità dagli Usa. Ma la guerra commerciale farebbe male a entrambe le sponde dell’Atlantico.

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