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Donald Trump e Joe Biden (Ansa)
editoriali
Dati alla mano, i dazi sono inefficaci
Anche Biden li aveva alzati e aveva ottenuto l’effetto contrario di quello auspicato, ovvero l'aumento del gettito tariffario, più che raddoppiato tra il 2017 e il 2024. A fronte di una contrazione dello squilibrio con la Cina di circa il 20 per cento, la posizione statunitense è peggiorata verso tutti gli altri principali partner commerciali
I dati sulla bilancia commerciale dovrebbero spingere Donald Trump a scegliere se continuare a perseguire il suo obiettivo dichiarato – cioè ridurre il deficit commerciale – rinunciando a uno strumento inefficace, o mantenere il suo mezzo preferito (cioè i dazi) mandando alle ortiche l’obiettivo. Nel 2024, la differenza tra esportazioni e importazioni negli Usa ha raggiunto il record di 1.210 miliardi di dollari, il 50 per cento in più del 2017, quando Trump inaugurò il suo primo mandato inasprendo le barriere tariffarie.
L’andazzo non è cambiato sotto la presidenza di Joe Biden, il quale semmai ha ulteriormente alzato i dazi: secondo il Peterson Institute for International Economics, l’aliquota tariffaria media effettiva sui prodotti cinesi importati dagli Stati Uniti è aumentata dal 3,1 per cento all’inizio del 2018 al 21 per cento a settembre 2019. Questo ha determinato un aumento del gettito tariffario, più che raddoppiato tra il 2017 e il 2024, quando ha raggiunto il livello di 82,9 miliardi. Eppure, se Trump e Biden speravano in tal modo di restituire vigore all’autosufficienza nazionale, hanno ottenuto l’esito contrario: a fronte di una contrazione dello squilibrio con la Cina di circa il 20 per cento, la posizione americana è peggiorata verso tutti gli altri principali partner commerciali, quali il Canada, il Messico e l’Unione europea.
La ragione è che l’economia mondiale è un complesso sistema idraulico, nel quale non si può pensare di isolare le relazioni commerciali su base bilaterale come ai tempi di McKinley, il presidente di fine Ottocento lodato da Trump: oggi scambiamo beni e servizi tecnologicamente complessi, che hanno filiere articolate. Il principale effetto dei dazi è quello di penalizzare il paese importatore, che perde l’accesso a input a basso costo e li deve sostituire con altri più costosi o di qualità inferiore. La Casa Bianca farebbe bene a studiare l’andamento dei mercati degli ultimi anni, per evitare di ripetere errori che, per puntiglio politico, finirebbero per danneggiare non solo gli Stati Uniti, ma anche il resto del mondo.