editoriali
La risposta europea ai dazi di Trump
Ursula von der Leyen ha scelto il “deal”, ma c’è bisogno anche dei bastoni commerciali dell’Ue
Donald Trump ha sparato la prima salva della sua guerra commerciale contro l’Unione europea, annunciando domenica che imporrà dazi del 25 per cento sulle importazioni di alluminio e acciaio da tutto il mondo. L’Ue non è l’unica presa di mira. Ma, nel momento in cui il presidente americano firmerà un ordine esecutivo, sarà costretta a reagire con misure di rappresaglia, come aveva già fatto nel 2018 quando Trump impose dazi sull’alluminio e l’acciaio europei. Trump sembra anche intenzionato ad andare avanti con i suoi piani di colpire altri settori, sia per ragioni di politica interna sia come strumento di pressione su temi che nulla hanno a che fare con il commercio, come la Groenlandia o la spesa per la difesa.
Finora la Commissione, a cui gli stati membri hanno trasferito la competenza sul commercio, ha adottato un approccio prudente di fronte alla retorica belligerante di Trump. “Non abbiamo ricevuto alcuna notifica ufficiale. Non risponderemo ad annunci generici”, ha detto un suo portavoce: “Reagiremo per proteggere gli interessi delle aziende, dei lavoratori e dei consumatori europei da misure ingiustificate”. La tattica scelta da von der Leyen, che oggi incontrerà il vicepresidente J. D. Vance a Parigi, è di offrire un “deal” che permetta a Trump di cantare vittoria e all’Ue di evitare i dazi: comprare più gas naturale liquefatto e più armi dagli Stati Uniti e abbassare i dazi europei sulle auto americane. Nel 2018 e nel 2020 l’Ue era riuscita a disinnescare le guerre commerciali di Trump grazie a concessioni minori su soia e aragoste. Ma l’esperienza della retromarcia di Trump dopo il blitz su Canada e Messico insegna che servono anche armi offensive. Non ci sono solo i dazi compensativi previsti dall’Organizzazione mondiale del commercio. Lo strumento anti coercizione economica dell’Ue, che permette di colpire i servizi, può fare molto più male agli Stati Uniti. Nella sua borsetta von der Leyen deve portare non solo le carote, ma anche i bastoni commerciali che l’Ue ha a disposizione.