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editoriali
Il Supermalus della Cgil: nelle costruzioni si preoccupa più delle imprese che dei lavoratori
La Fillea-Cgil ha lanciato dal Piemonte un allarme per la fine del Superbonus decisa dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Mai si era visto un sindacato che, mentre aumenta il numero degli occupati, si lamenta della riduzione del numero delle imprese
Che il Superbonus sia stato considerato una politica “progressista” ed “ecologista”, sebbene sia stata la più grossa redistribuzione di risorse della storia della Repubblica dai poveri ai ricchi e abbia avuto un impatto sulla riduzione delle emissioni infinitesimale, è un paradosso tutto italiano. E’ incomprensibile che la sinistra sia stata favorevole a una misura così iniqua, ma è soprattutto inspiegabile che ora la rimpianga dovo aver visto il disastro che ha prodotto. La Fillea-Cgil ha lanciato dal Piemonte un allarme per la fine del Superbonus decisa dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: “Consideriamo sbagliata la decisione del governo di cassare i bonus che negli anni precedenti hanno contribuito in maniera rilevante a trainare il settore”. I segnali, dice la federazione dei lavoratori delle costruzioni del sindacato guidato da Maurizio Landini, sono preoccupanti: “Il primo effetto dei tagli ai bonus è la riduzione delle imprese edili”. Ma i dati diffusi dalla stessa Fillea-Cgi mostrano un film diverso. Nel 2024, primo anno senza Superbonus, il settore delle costruzioni risulta ancora in espansione. Il numero degli addetti è in aumento, da 48.463 nel 2023 a 49.840 nel 2024 (+1.377 occupati). Aumentano anche l’occupazione femminile, in un settore ovviamente dominato dagli uomini, le ore lavorate (+1,87 per cento) e il monte salari (+4,55 per cento).
Non è un fenomeno solo piemontese. A livello nazionale, l’Istat indica nel 2024 un incremento nelle costruzioni sia dei lavoratori (+5,5 per cento) sia delle ore lavorate (4,2 per cento). C’è una riduzione del numero di imprese (-1,19 per cento) dice la Fillea-Cgil, ma non è necessariamente una cattiva notizia se si considera che in Italia il 62 per cento delle imprese edili ha un solo addetto e il 95 per cento meno di dieci addetti: generalmente imprese più grandi e strutturate sono più produttive e pagano salari migliori. In ogni caso mai si era visto un sindacato che, mentre aumenta il numero degli occupati, si lamenta della riduzione del numero delle imprese. Servivano il Superbonus e la Cgil.