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Editoriali

Il Veneto senza gas

Redazione

L’industria soffre dopo 23 mesi di calo ininterrotto della produzione. Servono interventi rapidi, ma le elezioni regionali bloccano le estrazioni nell’Adriatico

Dopo 23 mesi di calo ininterrotto della produzione industriale causato anche dai prezzi del gas, gli industriali chiedono ogni giorno provvedimenti urgenti. Una possibilità di intervenire rapidamente ci sarebbe, ma sembra che nessuno abbia il coraggio di metterci mano. Nel 2022, il governo Draghi varò la cosiddetta gas release: un meccanismo per consentire lo sfruttamento delle risorse nazionali di gas, destinando le produzioni aggiuntive prioritariamente ai consumatori gasivori. Questi potrebbero garantirsi contratti a lungo termine a un prezzo stabilito basato sul costo di produzione, in esito a procedure concorsuali. Gli effetti finanziari dell’operazione verrebbero anticipati fin da subito agli industriali, in modo da non dover aspettare l’effettiva messa in esercizio dei nuovi giacimenti. A tal fine, era stata prevista la possibilità di coltivare giacimenti nel Medio Adriatico, a una distanza di almeno 9 miglia dalla costa. Perché non se ne è fatto nulla? Perché pochi mesi fa, proprio mentre i prezzi del gas riprendevano a crescere, questa possibilità è stata cancellata, svuotando di fatto la gas release.

 

Pochi giorni fa, in un convegno sul tema, il presidente della commissione attività produttive della Camera, il leghista Alberto Gusmeroli, ha parlato esplicitamente del gas che si trova sotto l’Adriatico, puntando il dito contro la tentazione del Nimby. Gusmeroli ha ragione, ma dovrebbe parlarne ai suoi colleghi veneti, primi responsabili della marcia indietro. Il paradosso è che il Veneto ne sarebbe toccato solo marginalmente, in quanto gran parte degli impianti si trova in Emilia Romagna, e comunque sono previsti stringenti controlli sugli impatti ambientali e sul rischio di subsidenza. Il sospetto è che il blocco della gas release sia legato alle prossime elezioni regionali venete: ma non è un comportamento da mona tenere l’industria italiana (inclusa quella veneta) ostaggio della politica locale, come se non dovesse esserci una corrispondenza tra i buoni consigli offerti nei convegni e il cattivo esempio praticato sul territorio?

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