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Editoriali

Liberare il potenziale femminile è il modo migliore per avere un'economia forte

Redazione

Coinvolgere le donne permette di raggiungere la tanto agognata crescita, scrive Sheryl Sandberg, ex direttore operativo di Meta. Non è una questione di equità o inclusività, ma un imperativo economico

C’è un tema su cui non possiamo non dirci d’accordo neppure adesso che litighiamo su tutto: la crescita economica. La vogliamo, ci serve. Per raggiungerla c’è uno strumento usato solo a metà, ed è l’occupazione femminile, debole negli Stati Uniti, figurarsi in altri paesi. “Il modo migliore per avere un’economia forte è sbloccare il pieno potenziale delle donne nella nostra forza lavoro”, scrive Sheryl Sandberg sul Financial Times in un articolo molto commentato in cui l’ex direttore operativo di Meta, che ha lasciato il cda un anno fa, fa l’esempio del Giappone per delineare quello che rischia di essere il futuro degli Stati Uniti: immigrazione prossima allo zero, natalità bassa e sottoutilizzo del potenziale femminile sono tre elementi che hanno portato a un trentennio di stagnazione, solo in parte ribaltato dalle “womenomics” di Shinzo Abe.

Sandberg si occupa da anni di questi tempi, dal suo Lean In, Facciamoci avanti, nato dal discusso bestseller in cui puntava l’indice sul bisogno di imporsi e di tirare fuori un’assertività da donne alfa, e spiega che, se gli Stati Uniti diventassero il primo paese del G7 in termini di occupazione femminile, mettendo al lavoro altri 7 milioni di donne, il pil crescerebbe di un altro 4,2 per cento, che per un paese che veleggia intorno al 2 per cento sarebbe fenomenale. Non si tratta di mettere da parte gli uomini o di prevedere condizioni speciali, ma di coinvolgere tutti, di permettere ai talenti di andare avanti dopo i risultati brillanti della scuola e dell’università, con borse, apprendistati e reti di sostegno e lobby come quelle che da sempre esistono per gli uomini. “E’ un imperativo economico”, non una questione di equità, precisa Sandberg, mica una di quelle iniziative sull’inclusività e sull’espressione personale che il suo ex capo Mark Zuckerberg ha attribuito a lei per farsi perdonare dalla Casa Bianca di Donald Trump gli eventuali dérapage un po’ troppo woke di Meta.

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