
(foto Ansa)
editoriali
Il passo in avanti di Unicredit
La Bce pronta al via libera su Bpm. L’Eba interviene su Anima. Caos nel risiko
E’ atteso per oggi, secondo alcuni rumors, il via libera della Bce all’offerta pubblica di acquisto di Unicredit su Banco Bpm. E non c’era tempistica migliore per l’ad Andrea Orcel, che ieri ha ottenuto dall’assemblea dei soci riunita a Milano il 99,9 per cento dei consensi per l’aumento di capitale necessario a realizzare l’operazione. Ieri Orcel ha colto l’occasione per lanciare due messaggi (sia in assemblea sia in una comunicazione al mercato attesa in serata). La prima: lo avevo detto, riferendosi implicitamente alla banca milanese che si è vista bocciare dalla stessa Bce la possibilità di usufruire dello sconto del Danish Compromise sull’acquisizione di Anima, eventualità che era stata messa in conto da Unicredit. La seconda: guardate che l’offerta su Bpm la facciamo solo se crea valore, altrimenti no. In realtà in questi messaggi non c’è una novità se non che Orcel esce rafforzato nei confronti di Bpm che ha perso terreno anche in Borsa azzerando le possibilità di un rilancio del prezzo. Come si muoverà il banchiere dipenderà da vari fattori, compreso il peso che il governo vorrà dare all’esercizio della golden power nell’operazione Unicredit-Bpm nelle settimane che precedono la battaglia finale su Generali. Ma avere ottenuto dalla Bce sia il via libera a salire vicino alla soglia del 30 per cento della tedesca Commerzbank sia a scalare la banca milanese legittima entrambe le operazioni. Il resto è strategia.
In questa fase la vigilanza europea sta dimostrando di rispettare i tempi per il rilascio delle autorizzazioni per le fusioni tra banche, ma allo stesso tempo sta creando incertezza sugli sconti patrimoniali per le aggregazioni tra banche e assicurazioni, che nel risiko europeo dovrebbero svolgere un ruolo importante. Ad esempio, l’Eba ieri ha confermato il parere negativo della Bce su Banco Bpm-Anima, eppure era stata interrogata dalla banca milanese sul tema. Non bastava l’esito di quel quesito, ha detto. Sotto questa prospettiva, Unicredit ci aveva visto giusto. Ma una maggiore chiarezza dalle autorità europee non guasterebbe.