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Editoriali

Il golden power che non torna su Unicredit

Redazione

Le prescrizioni del governo sono sbagliate e rischiano di trasformarsi in una forma di penalizzazione implicita per chi cresce e compete. Il richiamo dell’Ue: “Le restrizioni sono consentite solo se proporzionate all'interesse pubblico"

Ci sono regole e ci sono vincoli. Le prime valgono per tutti, garantiscono parità di condizioni e coerenza di sistema. I secondi, invece, a volte sembrano valere per qualcuno soltanto. E’ il caso dell’ops lanciata da Unicredit su Bpm, e delle condizioni fissate dal governo – o meglio, dagli uffici tecnici vigilanti – per autorizzarla. Si tratta di prescrizioni “ad bancam”, ritagliate su misura per Unicredit, come se il sistema potesse permettersi, in nome della stabilità, di giocare con due pesi e due misure. Nel dettaglio, si chiede che, in caso di successo dell’operazione, Unicredit mantenga stabile il rapporto tra crediti e depositi in Bpm, e non alteri l’equilibrio degli investimenti in obbligazioni emesse da Anima rispetto al totale degli attivi. In pratica, si cristallizza lo status quo. Come se i livelli attuali fossero, per definizione, ottimali e intoccabili. Ma se l’ops non si facesse? Allora quei vincoli sparirebbero. Né Bpm né Anima sarebbero soggette a limiti di questo tipo. Potrebbero modificare le loro strategie liberamente. Dunque il problema, sembra di capire, non è cosa si fa, ma chi lo fa.

E’ una contraddizione evidente. Se quei parametri rappresentano davvero un equilibrio virtuoso, dovrebbero valere per tutti. Se invece valgono solo per evitare che Unicredit diventi troppo grande, non siamo più nel campo della vigilanza neutrale, ma in quello della regolazione selettiva. Che rischia di trasformarsi – al di là delle intenzioni – in una forma di penalizzazione implicita per chi cresce e compete. Un sistema di regole non dovrebbe servire a contenere un attore, ma a garantire condizioni eque per tutti (ieri la Commissione europea ha ricordato, a proposito di golden power, che “le restrizioni alle libertà individuali siano consentite solo se proporzionate e basate su un legittimo interesse pubblico”). Fissare limiti solo per chi osa espandersi è una stortura che il mercato, prima o poi, finisce per pagare. E che in un sistema bancario dove già pochi fanno molte cose, rischia di scoraggiare proprio chi investe di più.

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