Contro il tribunale popolare del credito
Patuelli (Abi) propone il voyeurismo “etico” in banca. No, grazie
La proposta “a titolo personale” di un galantuomo colto e liberale qual è Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana, di pubblicare i nomi dei primi cento debitori insolventi delle banche salvate attraverso il contributo dello stato in varia forma – Monte dei Paschi, Etruria, CariChieti, CariFerrara, CassaMarche – può suonare come un inno alla trasparenza invocato dal sindacato delle banche. Invece è un’idea scivolosa perché può aizzare un malcostume che piaga l’Italia da anni: sbirciare dal buco della serratura – il voyeurismo del conto corrente in questo caso, peraltro propagandato da Patuelli come uno sforzo “etico”. Il ragionamento offerto al Mattino da uno degli ultimi iscritti al Partito Liberale di Malagodi è questo: quando con la solidarietà pubblica si salva una banca il segreto bancario può essere bypassato (“non sussistono le ragioni della normativa sulla privacy”). Patuelli propone un’aberrazione normativa ma non la invoca per fare emergere i casi di mala gestio nel settore che lui rappresenta, cioè per far sapere quando un banchiere s’è infischiato dell’etica. Al contrario, per Patuelli un’eccezione alla legge sulla privacy “contribuirebbe anche a evidenziare più facilmente i casi di violazione di una norma che si chiama mendacio bancario”, quando un debitore mente sulla sua posizione ai dipendenti addetti all’istruttoria, agli uffici centrali preposti all’erogazione del credito, al direttore di filiale. Come se “le banche italiane fossero vittime di debitori ipnotizzatori”, nota l’economista Mario Seminerio sul blog phastidio.net.
Banche parte lesa? Ma se le banche valutano male sono responsabili, mica vittime. Si creerebbe solo un tribunale popolare in cui ciascuno guarderebbe il vicino con sospetto, si chiederebbe perché quello ha avuto un fido mentre a lui/lei è stato negato, perché il giardino altrui è verde mentre il proprio è ingiallito: una folla di tricoteuses. Semmai se la giustificazione morale è sapere cui prodest il salvataggio vorremmo conoscere i creditori, gli obbligazionisti con indennizzo, perché i debitori hanno già avuto i soldi. Legiferare, come Patuelli propone, per superare il diritto alla protezione dei dati personali in caso di soccorsi preventivi con denaro pubblico non è prioritario. Il Garante della privacy dice che le aziende non godono più dal 2011 di tutele della privacy ma per i privati cittadini non si può derogare alla tutela della riservatezza. La cultura dell’indiscrezione ha già fatto male. Da Mani pulite in poi una schiatta di giornalisti s’è sentita autorizzata a esercitarsi nella riproduzione di cicalecci telefonici diffusi da pm esibizionisti. Non si sente il bisogno di un incentivo alla delazione popolare, nemmeno per scopi “etici” e ispirati da princìpi liberali.