Emissioni pericolose
Perché la multa dell’Epa può accelerare l’americanizzazione di Fiat
Se ne parlava da tempo e un po’ a mezza bocca. L’Agenzia per la protezione ambientale americana (Epa) ieri ha ufficialmente accusato Fiat Chrysler Automobiles (Fca) di aver violato la legge sulle emissioni avendo installato un software per ingannare i test sull’inquinamento, come fece la tedesca Volkswagen. L’azienda guidata da Sergio Marchionne potrebbe subìre una multa fino a 4,6 miliardi di dollari. Per pronta risposta il titolo di Fca ha perso il 16,1 per cento in Borsa. L’annuncio della multa non è critico in sé ma può esserlo per le potenziali conseguenze sull’Italia perché potrebbe accelerare l’“americanizzazione” di Fca in corso. La Fca di Marchionne s’è infatti avvicinata alla nuova Amministrazione Trump – in pieno stile Fiat, “governativa per costituzione” come diceva l’Avvocato Agnelli – promettendo di investire un miliardo di dollari in Michigan e Ohio, quel Midwest deluso dai democratici di Obama che ha scelto Donald Trump. E’ probabile che Fca dovrà cercare di avere uno sconto, soprattutto quando a capo dell’Epa arriverà Scott Pruitt, voluto da Trump in quanto nemico dell’obamiano Clean Power Act per la regolamentazione delle emissioni. Un compromesso sarà più facile con un’azienda “più americana”, ancora di più se poi dovesse entrare nell’orbita della General Motors di Mary Barra. I riflessi sull’Italia sono da valutare – il modello più esportato in America prodotto a Melfi è la Jeep Renegade (118.000 pezzi nel 2016), e al momento non è nello scandalo americano (bensì è nel mirino delle Autorità tedesche) – ma la prospettiva di un ribilanciamento di Fca verso l’America più rapido del previsto non promette bene.