L'élite della Brexit scappa dal Regno Unito
Ora i finanziatori del Leave tremano e si rifugiano nei paradisi fiscali
Alcuni tra i più importanti finanziatori britannici della campagna per la Brexit si sono resi conto dei rischi dell’uscita dall’Unione europea e hanno preso le contromisure. Sir Jim Ratcliffe, l’uomo più ricco del Regno Unito con un patrimonio stimato di 21 miliardi di sterline e mecenate pro Brexit, ha appena trasferito la propria residenza nel paradiso fiscale di Montecarlo. Anche la società d’investimento cofondata da Jacob Rees-Mogg, deputato di minoranza del Partito conservatore e paladino della hard Brexit, ha aperto una nuova filiale in Irlanda, dove le tasse sono molto basse. La compagnia finanziaria di cui Rees-Mogg detiene il 15 per cento ha smentito un nesso tra la Brexit e la scelta di lasciare la City. Tuttavia, a marzo l’azienda aveva descritto l’uscita dall’Ue come un rischio per chiunque volesse continuare a investire nel mercato europeo. Infine, il direttore generale della compagnia postale Yodel ha ammesso che “l’incertezza della Brexit può minare la fiducia dei nostri clienti”. La notizia è che Yodel appartiene ai fratelli Barclay, che sono anche i proprietari del Daily Telegraph, uno dei giornali che hanno fatto campagna per il Leave nel 2016 e che ancora adesso chiede un divorzio immediato da Bruxelles. L’ipocrisia di fondo è che i finanziatori della Brexit negano pubblicamente ogni rischio per le aziende che risiedono nel Regno Unito ma poi, discretamente, mettono al sicuro i propri interessi. Le élite populiste hanno favorito l’esito del referendum a suon di milioni ma ora si sono chiamate fuori, lasciando che il peso delle loro scelte ricada sul resto del paese.
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