L'Unione (europea) fa la forza
Se Londra scommette sulle divisioni dell’Ue fa un altro grave errore
L’unità dell’Unione europea è sembrata vacillare per il caos che la Brexit ha prodotto nella politica britannica. I due principali leader europei, Angela Merkel e Emmanuel Macron, ieri si sono presentati su fronti opposti al vertice straordinario per decidere della nuova richiesta di proroga di Theresa May. La cancelliera tedesca ha difeso le ragioni del pragmatismo: “Dobbiamo essere aperti e costruttivi” perché “un ritiro ordinato del Regno Unito dall’Ue è anche nel nostro interesse”. Il presidente francese è entrato a gamba tesa: la proroga “non è acquisita”, Londra deve rinunciare al veto per non ostacolare “il rinascimento europeo”, l’Ue deve “rispettare le scelte democratiche” del popolo britannico e smettere “di fare tutto il possibile perché non siano applicate”.
Ognuno aveva le sue idee sulle condizioni leggere o pesanti da imporre a May per la proroga. Ma sarebbe un grave errore per i britannici scommettere sulle divergenze europee per tirarsi fuori dai guai della Brexit. Lo dimostra l’esito finale del vertice, così come i più di due anni di negoziati, durante i quali i 27 sono riusciti a mantenere un’unità impressionante. Contrariamente a quanto sperato dai brexiteer, nessuno ha abbandonato l’Irlanda per il bene delle auto tedesche o del prosecco italiano. La Brexit semmai ha ricordato che in 27 si è molto più forti che da soli, anche di fronte a partner difficili e malgrado i piccoli interessi di ciascuno. Questa settimana è accaduto anche con la Cina: l’Ue ha ottenuto da Pechino importanti concessioni su reciprocità di accesso ai mercati, sussidi industriali e indicazioni geografiche, dopo che i suoi negoziatori avevano minacciato di alzarsi dal tavolo e non adottare la dichiarazione congiunta del summit di martedì. Con il vicino Regno Unito o con la lontana Cina, l’Unione (europea) fa la forza.