Un mezzo sì al suicidio assistito
Dal Comitato di bioetica solo un parere. Ma è un campanello d’allarme
E’ sostanzialmente spaccato a metà il Comitato nazionale per la bioetica (Cnb) – che è e resta un organo consultivo, come ha ribadito anche una nota diffusa dal governo – sulla legalizzazione del suicidio assistito, nonostante qualche titolo tendenzioso e alcune dichiarazioni personali del suo presidente cerchino di suggerire una maggioranza per il sì. I cattolici insieme al rabbino capo di Roma sono contro, senza se e senza ma, mentre la componente laicista, che include il rappresentante valdese, si augura che la Consulta vada addirittura oltre l’ordinanza, indicando condizioni più ampie per l’accesso al suicidio. Una posizione che però a oggi, in ambito politico, non è sostenuta neppure dal Pd, che non vuole toccare la legge 219 sul testamento biologico, ma che già la scorsa legislatura aveva votato contro gli emendamenti eutanasici dei Cinque stelle, contribuendo a isolarli, e non sembra aver cambiato idea almeno per la gran parte, vista la freddezza nei confronti delle improvvide dichiarazioni di Zingaretti.
C’è anche una terza posizione nel Comitato, di chi è contrario a legiferare finché non saranno realmente accessibili le cure palliative. Niente di nuovo per il Parlamento, quindi, che però non sembra intenzionato a dire la sua al riguardo. Ma il suo silenzio, ora, equivale a un assenso: senza un intervento del legislatore il prossimo 24 settembre la Consulta non ha motivi per smentire quello che ha scritto nell’ordinanza dell’ottobre scorso, quando ha invitato il Parlamento a differenziare le pene per aiuto e istigazione al suicidio in alcune circostanze. Se il legislatore non farà nulla, la Consulta si pronuncerà, e il Parlamento più sovranista degli ultimi tempi avrà rinunciato in questo caso alla sovranità popolare.
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