Mps e Unicredit hanno entrambe archiviato i conti dell’anno della pandemia, il 2020, con perdite superiori alle attese. La banca pubblica ha macinato un rosso di 1,7 miliardi (contro una stima di 1,5) e l’istituto che è stato guidato per cinque anni da Jean Pierre Mustier, ha chiuso con -2,8 miliardi (contro il consensus degli analisti che prevedeva -2,3 miliardi). Certo, le due situazioni non sono paragonabili perché Mps rischia l’osso del collo se lo stato non interviene con un’iniezione di risorse fresche, mentre Unicredit è una banca patrimonializzata che ha scelto di fare pulizia nei bilanci prima dell’arrivo del nuovo ad Andrea Orcel che si insedierà il 15 aprile. O, almeno, questo è il messaggio che l’ormai ex amministratore delegato ha voluto trasmettere ieri quando si è congedato. Di certo, però, queste perdite non possono essere state tutte generate dal Covid, il cui impatto non è ancora visibile nei conti. Riflettono piuttosto una situazione di difficoltà interna, atavica per Mps, più sorprendente per Unicredit.
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