Editoriali
A scuola suona l'ora della responsabilità
Le lezioni fino al 30 giugno sono una necessità, con buona pace dei sindacati
Prolungare la scuola a giugno per recuperare almeno in parte i ritardi accumulati per le chiusure imposte dalla pandemia è un’idea giusta, avanzata a suo tempo dalla titolare della Pubblica istruzione Lucia Azzolina e poi rilanciata autorevolmente da Mario Draghi nei discorsi parlamentari di investitura del nuovo governo. Però i sindacati della scuola sono contrari e hanno imposto al nuovo ministro Patrizio Bianchi una battuta d’arresto che potrebbe diventare definitiva. La Flc Cgil chiede in particolare “una strategia diversificata affidata alle singole scuole, con risorse aggiuntive per ridare centralità agli organi collegiali, a cui spetta la responsabilità”. Sarebbe un errore. Se ci sono problemi vanno affrontati e risolti, ma gli argomenti dei sindacati sono inaccettabili. A parte i docenti impegnati in esami di stato, gli altri devono partecipare a ogni sforzo possibile per recuperare i tempi di insegnamento e di studio.
La segretaria della Cgil-scuola, Lena Gissi, è tutta contenta perché gli insegnanti non faranno gli “animatori estivi”. Vuol dire che è talmente abbarbicata a una logica corporativa da non capire quello che capiscono tutti: che in una fase di straordinaria sofferenza collettiva gli egoismi personali o collettivi risultano semplicemente odiosi. Bisognerebbe invece utilizzare le chiusure per vaccinare tutti gli insegnanti e in generale il personale scolastico, in modo che possano, quando si spera che la situazione permetterà di riprendere le lezioni, dare un contributo al necessario recupero dell’istruzione. Gli insegnanti giustamente rivendicano il ruolo centrale della scuola nella tenuta e nella ripresa del paese. Proprio per questo risulta del tutto intollerabile un atteggiamento che contraddice in modo plateale questo valore affermato. Il governo ha i poteri per imporre agli insegnanti di lavorare e se lo farà anche contro il parere dei sindacati avrà il consenso generale e anche, c’è da sperare, quello della maggior parte dei docenti, di quelli cioè che hanno coscienza del valore della loro missione educativa.