Editoriali
La scommessa rischiosa sui consumi
I giovani e i redditi bassi sono stati i più colpiti dalla crisi. Così i loro risparmi
C’è una leggenda economica che circola per l’Europa ed è che saranno i consumi a mettere il turbo alla ripresa post Covid. Semplificando: durante i lockdown, gli europei hanno accumulato enormi risparmi e con le riaperture spenderanno molto più che prima della pandemia. La Commissione europea si è posta la domanda nel suo ultimo rapporto trimestrale sugli indicatori del ciclo economico: “I consumatori salveranno la ripresa dell'Ue?”. Nel 2020 i consumi privati nell’Ue sono scesi del 7 per cento rispetto al 2019, mentre i redditi disponibili lordi sono cresciuti dello 0,6 per cento. Il tasso di risparmio è aumentato del 6,5 per cento portando il reddito disponibile lordo al 18,4 per cento, un livello decisamente più alto della media storica. La campagna di vaccinazione accelera, i ristoranti riaprono, nei negozi entreranno più clienti. Ad aprile la fiducia dei consumatori nell’Ue ha fatto un balzo, tornando sopra la media di lungo periodo, secondo la stima flash pubblicata ieri dalla Commissione.
In attesa del Recovery fund, la tentazione di alcuni governi potrebbe dunque essere di scommettere sui consumi. Ma il rapporto la Commissione suggerisce di non farlo. “L’analisi non indica impulsi addizionali significativi dalla spesa dei consumatori”. La ragione: chi ha sofferto di più dalla crisi sono i giovani e i redditi bassi i cui risparmi sono rimasti stabili o sono stati erosi. Alla fine, secondo la Commissione, i dati sui risparmi mostrano che a crescere sono stati il gap generazionale e la disuguaglianza. Il che fa emergere un problema dimenticato nella gestione di questa crisi. Gli ammortizzatori del Covid-19 di cui l’Europa si vanta hanno aggravato le divergenze tra garantiti e non-garantiti. Il tema è politicamente tabù. Ma rischia di rallentare la ripresa europea e provocare un grave conflitto generazionale.