Editoriali
Più riforme oggi, meno sacrifici domani
Patto di stabilità sospeso anche nel 2022, ma l’Italia rimane un caso allarmante
Il pacchetto del semestre europeo presentato ieri da Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni non deve ingannare. Il Patto di stabilità è sospeso causa crisi Covid-19 e così la Commissione ha deciso di non aprire procedure per deficit o debiti eccessivi. Il mantra è di “non ritirare prematuramente le misure di sostegno all’economia”, tanto il Patto di stabilità rimarrà sospeso anche nel 2022. Ma con la ripresa ci si avvia a un ritorno alla normalità. Dombrovskis ha annunciato che la clausola di salvaguardia generale con cui era stato sospeso il Patto sarà disattivata “dal 2023”. Gentiloni ha riconosciuto che “non sarà una cosa facile” trovare un consenso per applicare in modo meno rigoroso le regole di bilancio. Le procedure potrebbero scattare il prossimo anno, con richieste quantificate di riduzione di deficit e debiti. In ogni caso, l’Italia rimane un caso allarmante. Secondo la Commissione, ci sono “elevati rischi” per la sostenibilità del suo debito e dunque deve limitare l’aumento della spesa corrente e perseguire politiche fiscali prudenti.
Con Grecia e Cipro, l’Italia rimane nel gruppo di paesi con squilibri macro-economici eccessivi: oltre al debito, preoccupano la bassa produttività e la fragilità del sistema bancario. Sullo sfondo, l’aumento dell’inflazione potrebbe avere ripercussioni sulle decisioni di politica monetaria della Bce e sui rendimenti dei titoli di stato. In questo contesto, l’uso che si farà del Recovery fund sarà ancora più importante. “Se si riesce a lavorare bene su investimenti e riforme, riusciremo non solo ad avere un rimbalzo per uno o due anni, ma avremo un livello di crescita interessante nei prossimi anni, che è il modo migliore per portare il debito verso soglie meno alte”, ha spiegato Gentiloni. L’equazione è semplice: più le riforme saranno efficaci per la crescita, meno sarà necessario fare sacrifici per consolidare i conti pubblici.