Editoriali
Macron fa sul serio nel Mar cinese
Sapete come si dice Macron in cinese? Serve a capire la sua strategia marittima
Le battaglie dei pescherecci francesi non finiscono con l’Inghilterra post Brexit, litigandosi capesante. Dopo le battaglie navali iniziate nell’agosto del 2018 nelle acque della Manica, quando 35 imbarcazioni provenienti dalla Normandia hanno circondato cinque navi britanniche che pescavano capesante, ora è il turno della Cina, nel Pacifico meridionale. Nonostante il presidente francese, Emmanuel Macron, nel discorso di lunedì non abbia mai citato la potenza cinese, il riferimento è più che chiaro. “Per affrontare meglio la logica predatoria di cui siamo vittime, voglio rafforzare la nostra cooperazione marittima nel Pacifico meridionale”, ha detto il presidente in videoconferenza con i leader di Australia, Isole Marshall, Papua Nuova Guinea, Nuova Zelanda e altre nazioni del Pacifico.
L’obiettivo è quello di creare una rete di controlli sulle acque regionali per contrastare il comportamento “predatorio” cinese, mirato alla pesca illegale e allo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche, il cosiddetto overfishing. I pescherecci cinesi, alla ricerca di nuove zone di pesca, si sarebbero avventurati in zone contese causando litigi diplomatici; la mossa della Francia, che possiede dei territori nell’Indo-Pacifico (tra cui Réunion e Polinesia francese) è stata quella di rafforzare i legami di difesa con Australia e India per contrastare l’espansione della “superpotenza della pesca”. Macron si è riferito appunto alle tante isole del Pacifico, le Zone economiche esclusive, che sebbene siano minuscole come massa terrestre controllano vaste aree oceaniche ricche di risorse. E chissà se il nome di Macron in cinese – Makelong, il cavallo sconfigge il dragone – non finisca per concretizzarsi davvero, nel Mar cinese.