Editoriali
In Islanda ha perso una donna
Note sul voto nell’isola dove il Parlamento non sarà a maggioranza femminile
Il futuro Parlamento islandese non sarà a maggioranza femminile, ci saranno molte deputate, ma dopo un riconteggio è emerso che comunque su 63 deputati, 33 saranno uomini. A traballare è però proprio una donna, la premier Katrin Jakobsdottir, il suo partito Sinistra-Movimento verde ha perso tre seggi ed è l’unico nella coalizione che governa l’Islanda ad aver perso punti durante queste elezioni post pandemia. I vincitori del voto sono stati il Partito dell’indipendenza di centrodestra che ha vinto sedici seggi e il Partito progressista rurale che ne ha ottenuti tredici. Nell’ampia coalizione che va da sinistra a destra è stato proprio il partito della premier a rimetterci di più, nonostante la Jakobsdottir fosse stata lodata a lungo per la sua gestione della pandemia. Anzi, faceva proprio parte della rosa di premier, tutte donne, che, ognuna a modo suo, avevano creato un modello nella gestione della pandemia.
Ora Jakobsdottir è in bilico, non la sua coalizione, e a pesare sulla decisione degli islandesi è stato l'andamento dell’economia. La più grande industria dell’isola è il turismo e dopo la pandemia non è riuscita a riprendersi. Tra i paesi nordici, l’Islanda è l’unico paese a non essere tornato ai livello di pil pre Covid. Inoltre ci sono gli ambientalisti delusi che speravano che la premier e il suo partito si facessero promotori di un’agenda ambientalista ancora più ambiziosa. Non è in dubbio la coalizione, che ha il merito di essere arrivata alla fine del suo mandato, cosa rara nell’isola, ma è in dubbio proprio il ruolo di Katrin Jakobsdottir. Il presidente della nazione, Gudni Johannesson, ha detto che non ha intenzione di dare a nessuno il mandato di formare il governo. Aspetta per ora che i compagni di esecutivo si mettano d’accordo tra di loro. E tanta concordia politica è forse un dato ancora più sbalorditivo rispetto alla notizie frettolosa di un Parlamento a maggioranza femminile. Primato che finora detengono Ruanda e Cuba.