EDITORIALI
“Odiare Israele non rende woke”
Così il premier Bennett all’Onu. Avviso all’Iran: “Non avrai l’atomica”
"Israele è un faro di luce e libertà e sostenerlo è una scelta morale. Attaccare Israele non rende moralmente superiori. Combattere l’unica democrazia in medio oriente non fa diventare woke”. Lo ha detto il primo ministro israeliano Naftali Bennett all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tre giorni dopo la conclusione della conferenza di Durban boicottata dalle democrazie. Perché in democrazia oggi fa “woke” aggredire moralmente e politicamente lo stato ebraico. Parlando proprio di Durban, Bennett ha detto: “Quella conferenza era originariamente pensata contro il razzismo, ma si è trasformata negli anni in una conferenza razzista contro Israele e il popolo ebraico. E il mondo ne ha avuto abbastanza. Ringrazio i 38 paesi che hanno preferito la verità alle bugie e hanno evitato la conferenza”. Bennett ha ringraziato specificatamente gli Stati Uniti come “un amico fidato di lunga data”.
Il premier israeliano ha parlato poi di Iran: “Sta violando gli accordi di salvaguardia dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e la fa franca”. Arricchisce l’uranio al 60 per cento, cioè a un passo dall’uso militare. “Le parole non impediscono alle centrifughe di girare. Alcuni leader mondiali considerano ormai inevitabile l’acquisizione di armi nucleari da parte dell’Iran, ma Israele non può permettersi questo privilegio”. Poi Bennett ha citato tutti i paesi dove Teheran ha messo piede: Iraq, Siria, Libano, Yemen, Gaza… “Come il tocco di re Mida della mitologia greca – ha ironizzato – il regime iraniano ha il ‘tocco dei mullah’: ogni luogo toccato dall’Iran va in rovina”. Ha detto molto, il premier israeliano. Che il “woke”, da cui promana la “cancel culture”, è una minaccia culturale per Israele, ma in generale per la cultura occidentale. E che l’Iran, che minaccia Gerusalemme direttamente, è fonte di caos per tutti.