EDITORIALI
La piazza escludente della Cgil
Ok l’antifascismo, ma non si pretenda l’adesione al programma landiniano
Dopo l’aggressione squadrista alla sua sede siamo tutti Cgil, o lo siamo in grandissima parte. E per questo motivo, chiunque condivida i valori di una liberaldemocrazia, non può che scendere in piazza per manifestare solidarietà a chi ha subìto violenza. E però la Cgil, se indice una manifestazione di piazza, per giunta il giorno prima di importanti elezioni amministrative, chiedendo la solidarietà di tutti a prescindere dal colore politico, dovrebbe mantenerla entro questo perimetro: una manifestazione per riaffermare i princìpi costituzionali, che sono patrimonio comune, e respingere quello che è stato un attacco alla democrazia.
Ma la manifestazione indetta per sabato dal sindacato guidato da Maurizio Landini ha una piattaforma molto più ampia: oltre che “contro ogni forma di fascismo e di violenza” e per “riaffermare il sindacato confederale come fondamento e presidio democratico”, la Cgil chiede di scendere in piazza contro “le disuguaglianze” e “l’individualismo”, per “estendere il welfare” e “redistribuire l’occupazione”, per una maggiore “progressività del prelievo fiscale” allo scopo di “finanziare la spesa sociale” e, infine, “per ridurre l’età pensionabile” (con una proposta specifica: si può andare in pensione con “41 anni di contribuzione o 62 anni di età anagrafica”).
Non si tratta di una manifestazione contro la violenza, ma dell’adesione a una visione del mondo e a un pacchetto completo di proposte politiche che include persino la controriforma delle pensioni. Con tutta evidenza rispetto alla piattaforma “antifascista” iniziale che è molto inclusiva, ogni punto aggiunto alle ragioni della manifestazione esclude tantissimi cittadini che sono vicini alla Cgil per la violenza subita ma lontani dalle politiche proposte. La Cgil ha naturalmente il pieno diritto di indire le manifestazioni che vuole per le ragioni che preferisce, ma se ciò che si chiede è di aderire a un preciso programma politico non si può poi bollare come “fascista” chi preferisce restarsene a casa.