Editoriali
Semaforo verde al governo tedesco
Iniziano i colloqui di coalizione tra Spd, Verdi e Fdp. Il programma è serratissimo
Il prossimo governo in Germania potrebbe arrivare prima del previsto e forse aveva ragione il candidato dell’Spd, l’attuale ministro delle Finanze Olaf Scholz, a dire che a Natale sarà lui a fare il discorso da cancelliere. Ieri ha annunciato che il suo partito – il più votato alle elezioni del 26 settembre – i Verdi e i Liberali hanno raggiunto un’intesa per tentare di formare un governo. Inizieranno i colloqui di coalizione che serviranno ad approfondire l’accordo già raggiunto e messo per iscritto in un documento di dodici pagine. Gli accordi di coalizione in Germania sono una cosa serissima, non si può sgarrare, per cui devono essere ben calibrati, pensati, discussi prima che il nuovo esecutivo si insedi. L’accordo per ora prevede l’aumento del salario minimo a 12 euro, non ci saranno patrimoniali o aumenti di imposte sui redditi. Gli obiettivi climatici sono diventati più ambiziosi, Scholz ha detto che uno degli obiettivi importanti sarà “una protezione dell’ambiente più severa”, l’uscita dal carbone dovrà essere raggiunta entro il 2030 e verrà ridotto il peso fiscale per agevolare la svolta verde.
Uno dei pilastri del patto riguarda l’Ue e tocca proprio il Patto di stabilità che, secondo i tre partiti, ha già dimostrato di “essere sufficientemente flessibile”, per cui non verrà cambiato. Altri punti prevedono che l’età per votare verrà abbassata a sedici anni e la parola “razza” verrà tolta dalla Costituzione. È stato un esercizio di equilibrio molto complesso e se l’esecutivo si formerà davvero dovrà governare con la stessa accortezza con cui ha condotto i primi negoziati. Prima che i colloqui di coalizione partano c’è bisogno di un via libera da parte dei vertici dei Liberali dell’Fdp e di un piccolo congresso che i Verdi terranno nel fine settimana. L’obiettivo è che il governo si insedi a fine novembre. La Cdu di Angela Merkel lo guarderà dai banchi dell’opposizione, un posto scomodo per un partito che ha governato per sedici anni consecutivi e che adesso è alla ricerca di una nuova guida.