editoriali
Gli scioperi incomprensibili
Il flop della protesta della scuola e altri esempi di scollamento dalla realtà
Mancano due giorni allo sciopero generale indetto dal duo Landini-Bombardieri e che persino il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, si è limitato a definire “legittimo”, non trovando nient’altro di “condivisibile”. Si vedrà l’adesione all’evento, a cui la Cisl ha deciso di non partecipare.
Senza dubbio sarà un po’ meglio rispetto al disastroso flop dell’analogo sciopero generale della scuola di venerdì scorso: un misero 6 per cento di adesioni che ha finalmente (forse) messo i sindacati di fronte alla “cruda realtà dei numeri” (Tuttoscuola). “Chi ritiene di rappresentare il mondo della scuola sembra essere ‘disconnesso’ dalla realtà della scuola vera e concreta”, ha scritto invece Orizzonte Scuola. Lo scollamento tra sindacati che rappresentano solo se stessi e in generale il mondo del lavoro è sempre più evidente, e anche la stessa calendarizzazione appare sempre più irresponsabile ed egoriferita, tanto da convincere sempre meno anche chi dovrebbe scioperare. Per fare un piccolo esempio, i trasporti. Il 16 dicembre aderirà allo sciopero anche il trasporto pubblico, un “diritto”, certo, ma sempre meno compreso dai lavoratori, che ne sono i più penalizzati. Ma, non bastasse, in Lombardia le rappresentanze sindacali unitarie di Trenord sciopereranno oggi, assurdamente raddoppiando i disagi in soli due giorni. Non si sa con quale risultato: ma va ricordato che solo dieci giorni fa, un altro sciopero dei trasporti lombardi è passato praticamente inosservato, con una adesione minima. Viene da domandarsi quali interessi rappresentino davvero certe sigle, tanto più in un momento in cui tutti gli italiani sono impegnati nel tentativo di una difficile ripresa.
E’ significativo che l’altro ieri un sindaco di sinistra come Beppe Sala, durante la commemorazione di Piazza Fontana, abbia osato dire l’ovvio: che lo sciopero è un diritto, “ma è probabilmente sbagliato”. Una piccola (davvero piccola) minoranza del pubblico lo ha contestato, ma Sala ha tirato dritto, perché aveva ragione.