Editoriali
Ita, non (ri)perdere l'ambulanza
Se l’interesse di Lufthansa è concreto, meglio non sbagliare come nel 2008
Lufthansa, il gruppo aereo tedesco maggiore d’Europa, avrebbe ripreso le trattative con Ita e con il governo per una quota (in partenza del 15-40 per cento, in futuro di controllo) della compagnia ex Alitalia e che ha come unico azionista il Tesoro, cioè i contribuenti. A inizio 2008, con il secondo governo Prodi in crisi, l’allora ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa cercò di convincere sindacati e politici ad accettare per Alitalia, come sempre in crisi, l’offerta di Air France-Klm: “L’azienda è senza ossigeno, va trasportata nel primo pronto soccorso disponibile”. Fu facile profeta. La trattativa fu sabotata intanto dai sindacati, poi dal centrodestra che pregustava il ritorno al governo e trattava con i “capitani coraggiosi” (Colaninno e soci) per mantenere l’italianità ed evitare, si disse, il collasso del turismo; il presidente della Lombardia Roberto Formigoni si impuntava sulla centralità di Malpensa, l’hub sorto proprio all’inizio dell’alleanza franco-italo-olandese e che per l’appunto la cordata italiana e ancora più i subentranti di Etihad lasceranno a EasyJet, Ryanair e altri cedendone progressivamente gli slot.
Ora pare che l’interesse di Lufthansa riguardi molto anche Fiumicino, lo scalo romano in eterna concorrenza con Malpensa, ben sostenuto dai sindacati e dalla destra e sinistra romane. Fiumicino, però, ha anche saputo, come Malpensa, sopravvivere egregiamente alle sorti di Alitalia, ha vinto il riconoscimento di migliore aeroporto d’Europa per traffico e qualità. Manca, certo, la metropolitana (vedere alla voce tassisti romani), e parliamo dell’èra pre Covid. Tuttavia i big del traffico aereo si preparano alla ripartenza, guadagnano in Borsa e Lufthansa restituisce in anticipo i sussidi al governo tedesco; toccando ferro. In questa situazione pare il minimo far tesoro del passato: non bloccare di nuovo l’ambulanza, e affidare Ita, la sua piccola flotta, il suo personale, le decine di sigle sindacali e le coperture politiche, a medici capaci. Meglio se distanti da Montecitorio.
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