Editoriali
Draghi e il sentiero stretto tra Bce e Mes
Stretta monetaria e ratifica del trattato mettono in difficoltà il governo
A gennaio i prezzi di produzione in Germania registrano un nuovo aumento record annuo del 25 per cento, in gran parte dovuto all’energia aumentata del 66,7 (il gas del 119). Così l’indice Pmi manifatturiero scende al 58,5 dal 59,8 di gennaio, mentre i servizi salgono dal 52,2 al 56,5. Il tutto senza che siano ancora pienamente scontati gli effetti della crisi con la Russia. Per la Bundesbank questo porterà una recessione temporanea prima di una ripresa a primavera, mentre il rincaro della produzione rinvigorirà l’inflazione che a gennaio è stata del 4,9 per cento.
In attesa degli aggiornamenti dal resto d’Europa (le stime in Francia sono stabili per le misure calmieranti del governo), tutto porta verso una stretta della Banca centrale europea. Sulle cui modalità i banchieri centrali si stanno schierando: la linea delle colombe è di far passare qualche mese tra fine del Quantitative easing (gli acquisti pandemici del Ppe termineranno a marzo) e aumento dei tassi. Lo slovacco Peter Kazimir, il francese Villeroy de Galhau, lo sloveno Bostjan Vasle propongono di chiudere il Qe in autunno. Prima del direttivo del 10 marzo Christine Lagarde riunirà informalmente i governatori a Parigi, dopodomani. Difficilmente potrà continuare a trincerarsi dietro i dilemmi tra inflazione strutturale o temporanea, anche se per il 2023 tutti prevedono un rientro intorno al 2 per cento, che è però l’obiettivo per non tenere più i tassi negativi.
L’attesa è dunque sul “sequencing”, su quanto la fine degli acquisti precederà un rialzo di mezzo punto, cioè a zero. Lagarde ha fatto piuttosto appello ai governi a rimodernare le regole del Mes, tema che resta un problema politico interno per la maggioranza che sostiene Draghi. Se lo spread sta già scontando il rialzo degli interessi, la riforma delle regole di bilancio è la partita che Mario Draghi vorrebbe giocare assieme alla Francia. Ma la reputazione va supportata con i fatti. Per questo sta contrastando altri scostamenti di bilancio e bonus che invece i partiti chiedono più che per la fase post Covid per quella pre elezioni.